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I segreti del Tempio Malatestiano a Rimini

Leon Battista Alberti fu un grande umanista del Rinascimento. Lavorò nelle maggiori corti, più che altro come consigliere dei cantieri, ma non nel Tempio Malatestiano.

Il restauro del cosiddetto ” Tempio Malatestiano ” , ovvero San Francesco a Rimini, può essere considerato il suo primo lavoro indipendente, il quale cominciò a lavorarci nel 1450.

L’ Alberti ideò in maniera semi-indipendente un piano dei lavori atto a ricostruire e restaurare la chiesa di San Francesco a Rimini, che diventerà il Tempio Malatestiano.

Committenza del Tempio Malatestiano

Il committente dei lavori fu il signore di Rimini, ovvero Sigismondo Malatesta, il quale a soli 14 anni prese il potere e divenne il capo della sua famiglia.

Volle restaurare la chiesa per utilizzarla non solo come luogo di culto cristiano, ma anche come luogo di sepoltura della sua famiglia.

L’ambizione del giovane Malatesta era quella di far competere la sua piccola signoria contro i potenti vicini di Firenze, Milano, Venezia e Mantova. Rese Rimini un importante circolo e fulcro artistico e intellettuale, un punto di riferimento per la rinascita umanista.

Sigismondo ottenne il riconoscimento persino da papa Nicola V nel 1450, ottenendo il titolo di Imperatore Sigismondo.

Eppure il comando del nuovo eletto Imperatore portò anche problematiche alla piccola città di Rimini, inimicandosi personaggi importanti dello stato Vaticano.

Il suo più acerrimo nemico fu Pio II, il quale alla fine ebbe la meglio nel conflitto con i Malatesta.

Pio II su San Francesco a Rimini

Papa Pio II ebbe persino da ridire sul risultato finale della chiesa, secondo lui un tempio pagano, pieno di immagini demoniache, per nulla cristiano e sicuramente non somigliante a una chiesa. Definito da lui un luogo dove adorare i demoni.

Non sappiamo se l’opinione del papa sia dettata da un effettivo giudizio estetico o di gusto o di morale cristiana delle immagini, oppure solo di un altro sfregio causato dai già conflitti esistenti. Eppure è vero che la chiesa è costellata di simbologie segrete che vedremo più avanti in questo articolo.

La pace tra lo stato pontificio e Rimini avvenne solo sotto Paolo II, ma Sigismondo era già stato spodestato dal cugino Randolfo, che contribuì ancor di più alla rinascita riminese, facendo costruire, sotto il suo comando, la famosa Biblioteca Malatestiana.

La creazione degli stili locali

Alberti fu il primo a ispirarsi deliberatamente agli antichi monumenti classici che costellano la penisola italiana sotto forma di rovine decadenti.

Leon Battista Alberti si ispira non solo ai monumenti romani, i più famosi, ma anche ai monumenti più vicini alla città di Rimini, della tradizione ravennate e delle culture adriatiche, unendo gli elementi di ciascuna tradizione per creare uno “stile locale “nuovo e fresco, unico nel suo genere e unico per i tempi che correvano.

Questi stili che caratterizzeranno in maniera variegata i piccoli e grandi centri culturali vanno considerati piuttosto come il risultato di una collaborazione tra maestrie come costruttori, artisti, o consiglieri come Leon Battista Alberti.

In questi contesti persino i committenti avranno gran voce in capitolo sul risultato finale, la loro parola è di fondamentale importanza soprattutto negli stili architettonici di palazzi e chiese delle città di Rimini, Mantova, Urbino e Pienza.

L’Architettura come simbolo del Potere

L’architettura, in particolare, è un mezzo utilizzato dai più potenti per rappresentare il loro potere. Mentre un dipinto o una scultura sono più semplici ed economici da realizzare, l’architettura invece richiede un gran capitale umano ed economico per realizzarsi.

Per questo solo i più grandi imperatori, o signori in questo caso, avevano la possibilità di crearsi chiese e palazzi personali atti a dimostrare la loro potenza su tutti i cittadini.

L’architettura è pubblica per autonomasia, e tutti potevano riconoscere l’autorità spirituale, o nel caso di Sigismondo Malatesta, il potere temporale.

Alcuni elementi caratterizzanti la chiesa di San Francesco a Rimini realizzata da Leon Battista Alberti saranno di grande influenza per gli stili architettonici che si susseguiranno.

Alcuni esempi di tali elementi sono la rotonda posta alla fine della chiesa e l’assenza di navate.

Il progetto per la chiesa prima di Alberti

Per il restauro e rinnovo del Tempio Malatestiano vennero riutilizzati i materiali delle chiese di Ravenna. La struttura originale venne letteralmente coperta dai blocchi di pietra e marmi atti a nascondere le mura sottostanti. Possiamo vedere che la facciata non venne mai completata nella parte superiore, dove si intravede ancora il mattone che costituiva le mura preesistenti.

Prima che Leon Battista Alberti arrivasse al progetto di San Francesco a Rimini, ovvero il cosiddetto Tempio Malatestiano di Rimini, vennero fatte già delle modifiche all’aspetto della pianta:

  • venne accorciata la lunghezza della navata unica
  • modifiche apportate alle cappelle funerarie di Sigismondo Malatesta e Isotta degli Atti, la sua amante.

La facciata del Tempio Malatestiano

La facciata ricorda l’Arco di Augusto che si trova a Rimini, un’antichità locale che fu di grande ispirazione per l’artista, il quale rielabora lo stile romano in chiave moderna, come possiamo vedere dal riutilizzo delle colonne aggettate e i loro capitelli.

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Lati della chiesa

Sul lato lungo della chiesa sono state disposte le nicchie per inserire le tombe dei più grandi poeti, artisti e letterati della corte riminese. Le nicchie per i sarcofagi si alternano in archi e pilastri con tondi che richiamano nell’aspetto gli antichi acquedotti romani.

l’interno

Vediamo che l’interno si sviluppa su un’unica navata alle quali sono state annesse delle estensioni laterali, delle cappelle per le funzioni liturgiche e come memoriale di Sigismondo Malatesta e la sua amante Isotta degli Atti.

La cupola e la copertura della chiesa

Possiamo vedere la struttura in legno che compone la grande cupola con una volta a botte, la quale ricorda il Pantheon di Roma, la quale copre la particolare rotonda, che costituisce il coro della chiesa.

La navata è coperta da un tetto spiovente che si estende sulle cappelle laterali.

Decorazioni dell’interno del Tempio Malatestiano

L’intero interno è tempestato da decorazioni, iconografie e simbologie segrete e misteriose, probabilmente create sotto accordo tra l’Alberti e Sigismondo. Il repertorio iconografico spesso è derivante da quella classica, motivo per cui Pio II giudicò negativamente l’intera chiesa.

un particolare dello zodiaco raffigurato nella chiesa, in questo caso il cancro

Ironicamente oggi non ricordiamo la chiesa di San Francesco in quanto chiesa intitolata al santo, ma piuttosto un Tempio moderno, ovvero il Tempio Malatestiano. l’intera chiesa è costellata dal marchio “S” ad indicare il nome del committente Sigismondo Malatesta.

Silvia Giaquinta per ArtAut

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