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Giulio Romano e l’ansia dell’artista nel Palazzo del te di Mantova

Il cosiddetto Palazzo del te è un edificio di epoca rinascimentale ideato dall’architetto Giulio Romano per conto del marchese di Mantova Federico Gonzaga II. La costruzione risale al 1523-1524.

Oggi il palazzo ospita il museo civico ed è diventato Centro Internazionale d’arte e cultura che organizza importanti mostre d’arte e architettura.

Palazzo del te

Vediamo intanto che vi è una contrapposizione netta tra l’ordine dorico e il mattone rusticato.

La pianta si sviluppa in un quadrato, ma le stanze e l’intero edificio non sono simmetrici a causa di costruzioni preesistenti

La parte Ovest ricorda molto palazzo Farnese. Le stanze sono disposte su ali laterali e ricordano nell’organizzazione degli spazi una pianta basilicale.

L’incoerenza e l’ asimmetria degli spazi si ripresenta anche nei pilastri esterni, e riflettono l’irregolarità interna dell’edificio.

Giulio Romano non applica alla lettera i canoni rinascimentali di ordo e dispositio, che a quanto pare risultano essere ormai poco funzionali per i nuovi problemi posti da Giulio Romano nell’architettura.

Per quanto questo stile particolare di fare architettura, che tanto caratterizza Giulio Romano, possa essere considerato rinascimentale, troviamo già delle messe in discussione di tali canoni per aprirsi a idee della costruzione che potremmo quasi definire tendenti all’astratto e al futurismo.

All’interno del cortile possiamo vedere un imponente ordine dorico aggetto a pilastri che sorreggono un grande fregio.

Il fregio assume un valore non solo decorativo ma anche strutturale, così come insegna Leon Battista Alberti nella costruzione dei suoi edifici a Firenze in Santa Maria Novella

All’interno del cortile due finestre cieche incorniciano l’arco d’entrata.

Si potrebbe fare un parallelismo tra il Palazzo del Te a Mantova di Giulio Romano e il Palazzo Stati Maccarini a Roma dello stesso architetto. Troviamo la similarità nel trattamento dei frontoni. Essi non hanno una funzione strutturale ma solo decorativa, infatti per come sono stati trattati e posti nell’edificio essi non avrebbero potuto sorreggere il peso.

Architettura Metafisica

SI tratta di un edificio basato su illusioni architettoniche strutturali “fluttuanti”, quasi metafisiche.

I cunei degli archi sono molto sporgenti, e se avessero avuto una vera e propria funzione strutturale avrebbero rotto facilmente la struttura a causa dei pesi squilibrati.

Nella teoria di Gombrich Giulio Romano sta mettendo in discussione non solo gli equilibri illusori dell’architettura, ma anche quelli della società.

Le signorie perdono potere, in particolare lo stato vaticano, che dopo il sacco di Roma si è ritrovato ancora una volta indebolito.

Crollano le certezze e con essi i palazzi costruiti su queste certezze.

L’architettura assume dunque un valore psicologico sociale fatto di incertezze sul futuro e sulla stabilità dei poteri politici.

Per Gombrich il termine giusto per definire queste sensazioni che caratterizzano in modi diversi tutti gli artisti del periodo è “ansia”.

Silvia Giaquinta per ArtAut.blog

Bibliografia

W. Lotz (revised by D. Howard), Architecture in Italy 1500-1600 (New Haven and London: Yale University Press, 1996),

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