architettura

Leon Battista Alberti e Palazzo Lunense a Viterbo e Sant'Urbano

Esploriamo con ArtAut le caratteristiche stilistiche e tecniche dell’architettura di Leon Battista Alberti, concentrando l’attenzione su Palazzo Lunense a Viterbo, un borgo dalle mille sorprese. Realizzato tra il 1451 e il 1455, il palazzo rappresenta un esempio emblematico del genio di Alberti, con la sua struttura essenziale e bilanciata.

ArtAut consiglia

Se ti trovi nelle vicinanze di Viterbo, e stai programmando una gita per vedere le bellezze di questo comune, ti consigliamo la seguente lettura che analizza i monumenti storici della città.

Convergenze tra moderno e antico

Il design si articola su due livelli di logge, con colonne che sostengono un’architrave semplice e un’intarsiatura intermedia ispirata al tempio di Marte a Roma, riflettendo l’ammirazione di Alberti per l’antichità classica.

Analizzeremo anche il paragone stilistico e simbolico tra Palazzo Lunense e la Chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella a Roma, sottolineando come Alberti abbia integrato elementi dell’antichità pagana nell’architettura rinascimentale. Questa analisi offre una visione approfondita delle tecniche architettoniche di Alberti e del loro contesto storico e culturale.”

Storia e stile di Palazzo Lunense a Viterbo

Leon Battista Alberti, incaricato dal cardinale Pietro Lunense, proprietario e prestigioso cittadino di Viterbo, iniziò la progettazione di Palazzo Lunense nel periodo 1451-55. Il suo progetto, distintivo per la sua semplicità ed essenzialità, si articola su due livelli di logge, conferendo all’edificio un’architettura elegante e funzionale.


Nel progetto di Leon Battista Alberti per Palazzo Lunense, l’organizzazione degli spazi e l’uso degli elementi architettonici riflettono una maestria nell’equilibrio tra forma e funzione. Al primo piano, una serie di colonne robuste sostiene una semplice architrave, creando una base solida e visivamente piacevole per la struttura superiore. Sopra questa architrave, si trova un’intarsiatura intermedia, composta da mattoni lisci, che funge da elemento di transizione estetica e strutturale tra i due livelli del palazzo. Questa intarsiatura non solo aggiunge un dettaglio raffinato alla facciata, ma serve anche come supporto per la loggia del secondo livello, dove colonne simili, ma adornate con archi eleganti, continuano il motivo architettonico.

Questo uso sapiente di intarsiature, che ricorda il tempio di Marte a Roma, mostra l’ammirazione e l’influenza dell’antichità classica nel lavoro di Alberti. Inoltre, l’adozione di elementi stilistici quali il parapetto usato come trabeazione con architrave, svela la sua capacità di fondere forme classiche con innovazioni architettoniche, creando un dialogo visivo tra il passato e il presente dell’architettura rinascimentale.


Viterbo, Italia, 11 Febbraio – Un portico antico e suggestivo nel quartiere medievale di San Pellegrino nel centro storico di Viterbo, capitale dell’antica regione Etrusca. Questo incantevole quartiere si erge lungo il percorso della storica Via Francigena, che nei tempi medievali collegava le regioni della Francia a Roma, fino ai porti commerciali della Puglia per raggiungere la Terra Santa.

Somiglianze con sant’Urbano e le atrocità del cristianesimo

L’elemento architettonico utilizzato da Leon Battista Alberti in Palazzo Lunense trova un interessante parallelo nella Chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella a Roma. Questa chiesa, prima della sua consacrazione, era originariamente un tempio pagano.

La sua trasformazione in un luogo di culto cristiano durante il periodo di cristianizzazione evidenzia un fenomeno storico significativo: il tentativo di affermare la superiorità del cristianesimo sulle credenze pagane attraverso la riconversione degli spazi sacri pagani in chiese. Questo processo di trasformazione riflette non solo un cambiamento religioso e culturale, ma anche un’intenzionale sovrapposizione simbolica, dove le antiche strutture pagane venivano inglobate e riconfigurate all’interno del nuovo contesto cristiano.

Nel contesto della cristianizzazione, un elemento architettonico particolarmente evocativo emerge nella Chiesa di Sant’Urbano alla Caffarella a Roma. Qui, il processo di conversione da tempio pagano a chiesa cristiana è marcato da un atto simbolico e strutturale di grande impatto: mura massicce e austere sono state erette per inglobare le colonne corinzie preesistenti, riempiendo gli spazi tra di esse. Questa fusione forzata tra il nuovo e l’antico va ben oltre una semplice dimostrazione di superiorità religiosa; piuttosto, sembra essere un tentativo quasi aggressivo del cristianesimo di assorbire e incorporare ogni vestigio di bellezza e maestosità del mondo pagano.

Le mura, descritte come orrende nella loro imponenza, rappresentano non solo una barriera fisica, ma anche un simbolo della sottomissione e dell’assimilazione forzata. In questo contesto, le colonne corinzie, un tempo simbolo di raffinatezza e grazia architettonica, diventano prigioniere di queste nuove strutture, simboleggiando il conflitto tra antico e nuovo, pagano e cristiano.

Questa dinamica riflette un’epoca in cui la bellezza artistica e l’eredità culturale venivano spesso messe in secondo piano di fronte agli imperativi di conversione religiosa e alla riaffermazione dell’identità cristiana.

Un minuto di silenzio per le povere colonne corinzie.

Silvia Giaquinta per ArtAut.com

Bibliografia

argomenti correlati