Riccardo Dalisi con un robot caffettiero, 1980s. Fotografo: Ugo Macagliano. Courtesy Archivio Fotografico Alessi.
architettura Mostre

Riccardo Dalisi al MAXXI di Roma: L’architetto in rivolta

Il MAXXI dedica una mostra retrospettiva all’architetto – designer radicale e artista visionario Riccardo Dalisi, scomparso nell’aprile del 2022.

La mostra retrospettiva al MAXXI di Roma celebra Riccardo Dalisi, un visionario nel campo dell’architettura e del design. Attraverso l’esplorazione del suo lavoro nel Rione Traiano di Napoli e le sue innovazioni in design e architettura, la mostra evidenzia come Dalisi abbia unito creatività e impegno sociale, trasformando spazi urbani e coinvolgendo comunità emarginate. Un’occasione per comprendere l’impatto e l’approccio unico di questo influente architetto e designer.

Informazioni sulla mostra “Riccardo Dalisi. Radicalmente”

Dove: galleria 4, “Museo nazionale delle arti del XXI secolo”, Via Guido Reni, 4/A, 00196, Roma.
Quando: 10/11/2023 – 3/03/2024.
Giorni e orari: da martedì a domenica (11.00 – 19.00). La biglietteria è aperta fino a un’ora prima
della chiusura del Museo.

Tariffe

  • Prezzo intero: 15 €; 14 € (online).
  • Prezzo ridotto: 12 €; 11€ (online). Consultare https://www.maxxi.art/orari-e-biglietteria/
  • Legendary Ticket (valido 100 anni, per un ingresso al Museo e tutte le mostre in corso): 18 €
  • Last hour (acquistabile solo online e valido per l’accesso al Museo nell’ultima ora d’ apertura): 7,50€
  • Studenti (valido per over 18 che abbiano acquistato una visita guidata o attività educativa): 6 €
  • Carta Feltrinelli (con esibizione della Card o Carta EFFE): 6 €
  • Gratuito: consultare https://www.maxxi.art/orari-e-biglietteria/

L’allestimento di un mondo capovolto

Dai piccoli ai grandi oggetti, dal design povero ai laboratori creativi con i bambini di Napoli e alla
reinterpretazione della caffettiera napoletana, questo è lo scenario composito che si presenta ai
visitatori appena varcano l’ingresso della galleria 4 al secondo piano del Museo.

Riccardo Dalisi Radicalmente
“Riccardo Dalisi. Radicalmente”, allestimento della galleria 4. Courtesy Musacchio Pasqualini.

L’allestimento, realizzato dalla ditta Novembre, restituisce la visione di un mondo radicalmente
capovolto, in linea con lo sguardo anticonvenzionale di Riccardo Dalisi (1931, Potenza – 2022,
Napoli).

Dal soffitto calano delle silhouette in tessuto bianco di case e chiese stilizzate che fanno
venire in mente l’immagine tipica della biancheria stesa tra le vie di Napoli. La moquette azzurra
rimanda al cielo, costellato di tavolini espostivi che riprendono la forma delle nuvole. La realtà si
mescola al sogno con un capovolgimento del soffitto e il pavimento. L’invito che viene fatto ai
visitatori è quello di fotografare la sala e di diffondere sui social la fotografia capovolta.

Il progetto creativo come mezzo di animazione sociale nel lavoro di Riccardo Dalisi

A inizio percorso, si scorge una serie fotografica in bianco e nero raffigurante la sperimentazione
laboratoriale di Dalisi al Rione Traiano di Napoli. Le fotografie sono state scattate da Mimmo
Jodice tra il 1967 e il 1974.

Si possono dividere in due blocchi corrispondenti a momenti diversi:

  • i primi scatti raffigurano gli edifici come scenografia di spazi desolati, con i bambini del Rione – gli scugnizzi – spesso lontani dalla scuola;
  • il secondo gruppo ritrae il quartiere animato da Dalisi attraverso i laboratori di architettura partecipata. Si vedono i bambini del Rione intenti a realizzare installazioni urbane e sculture con materiali di scarto.
Il Rione Traiano di Napoli, 1967. Courtesy Mimmo Jodice

Riccardo Dalisi al Rione Traiano di Napoli

Dopo una crisi d’identità, Dalisi approda al Rione Traiano, un quartiere sottoproletario a sud-ovest
di Napoli, costruito dal CEP (Coordinamento Edilizia Popolare) alla fine degli anni ‘50 e divenuto
presto emblematico di degrado urbano e sociale.

Oltre l’Accademia: Riccardo Dalisi e il Suo Impegno Sociale nella collettività

Dal 1969, Dalisi insegnava alla facoltà di Architettura dell’Università degli Studi Federico II di Napoli, tuttavia, non volle rimanere confinato nel mondo accademico e istituzionale, né mettere la sua pratica di architetto e designer al servizio di un’élite. Profondamente intriso dei valori rivoluzionari del ‘68, Dalisi si allontana dalle logiche del mercato e intende farsi promotore di processi che migliorino le condizioni della collettività.

Riccardo Dalisi: i bambini diventano designer

All’interno del contesto difficile del Traiano, Dalisi co-progetta una serie eterogenea di oggetti fruibili in mostra: disegni su carta, su stoffa e su legno, ricami, assemblages, costruzioni e sculture
urbane. Di alcuni oggetti, frutto dell’immaginazione libera dei bambini, si può intuire la funzione
(alcuni sono troni e sedie), di altri, invece, viene lasciata a noi la possibilità di immaginarla.

Sedia in cartapesta, 1973. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi

La tecnica di realizzazione è semplice dal momento che i bambini sapevano arrangiare giochi e
costruzioni con qualsiasi materiale trovato, come si può notare da una fotografia a parete che li
ritrae mentre si arrampicano tra i blocchi cemento.

Animazione Rione Traiano, 1971-74. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi

“(…) ho lavorato con i bambini di strada che si sono molto entusiasmati, portavo loro, con i miei studenti, triangoli di legno, aste, strisce di compensato flessibile, chiodi, martelli, disegni, e molte delle cose che loro hanno cominciato a fare, in modo creativo, poiché si trattava di sperimentare di fatto delle possibilità della forma (…)”.

Intervista a Riccardo Dalisi

I laboratori di architettura partecipata hanno sugli abitanti del Traiano un effetto benefico
immediato, permettendo loro di ritrovare un senso di comunità e di riscatto dall’emarginazione
sociale.

Laboratori a Napoli, 1970s. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.

D’altro canto, Dalisi rimane colpito dalla creatività spontanea e priva di sofisticazioni dei suoi
interlocutori non professionisti e riesce a mettere a punto un metodo che diventerà tipico del suo
modus operandi artistico, quello che lui stesso definisce un “progettare senza pensare”.

Riccardo Dalisi: “Tecnica povera” in rivolta

La metodologia del ‘progettare senza pensare’ è collegata a un altro concetto proposto da Dalisi, quello della ‘tecnica povera’. Entrambi i concetti sono ascrivibili alla metodologia progettuale che Dalisi ha messo in campo al Traiano e che si può ritrovare nei suoi interventi successivi nei quartieri di Ponticelli, Sanità, Scampia e nel carcere di Nisida.

Proprio come il progettare liberato dal peso del pensiero mira a riscoprire un accesso diretto al mondo delle immagini archetipe dentro ognuno di noi, la “tecnica povera” si rivolta contro la specializzazione della tecnologia avanzata e il mito dell’esattezza. La riscoperta di ciò che è in nuce, dell’artigianalità, della forza liberatoria dell’intuizione e dell’autenticità, sono valori imprescindibili per Dalisi e che si rintracciano nell’esperienza più profonda della sua carriera al Traiano.

“Geometria generativa” in Riccardo Dalisi

La sezione esplicita un altro punto cardine su cui poggia la metodologia rivoluzionaria dalisiana. Secondo l’architetto, la geometria è qualcosa di vivo: è come un seme e si sviluppa disegnando e costruendo, prendendo direzioni inaspettate. La “geometria generativa” tenta di cogliere i processi di trasformazione della forma di qualsiasi elemento del nostro mondo, dagli oggetti, alle città, agli edifici, ai fiori.

Il concetto può essere meglio colto guardando gli esempi progettuali riportati in questa sezione della mostra: da una parte, le strutture spaziali lignee appese al soffitto (1970), dall’altra, il progetto mai realizzato dell’Asilo al Rione Traiano (1969-1971).

Per Dalisi è importante partire sempre da regole e forme geometriche precise, tuttavia, il momento creativo non origina dal pensiero, bensì dall’intuizione improvvisa e dalla mano lasciata libera di pensare. Si tratta di bilanciare regolarità e irregolarità in modo che la razionalità venga assorbita in una visione libera.

La stessa città di Napoli è, per Dalisi, “generativa”. Infatti, sono ancora visibili le antiche coordinate cartesiane della città greca, tuttavia, nel tempo, si è stratificata in una serie innumerevole di nuovi elementi che vanno a contraddire la geometria originale della sua pianta.

La “Sedia del Cece”: un esempio di “contro-animazione”

Questo è il nome con cui Dalisi battezza un oggetto risultato dalla libera attività creativa di Rosa, una bambina che viveva al Traiano. Come si può vedere dalla fotografia in mostra, si tratta di un modellino di una sedia costruita con legno di scarto e una molletta per i panni. Il riferimento al legume deriva dalla decisione di Rosa di porre un cece sopra la sedia. Dalisi rimane colpito da questo risultato, leggendovi probabilmente dei rimandi alla cultura popolare, come la favola della principessa sul pisello e la tarantella di “Cicerenella”.

Modellino “Sedia del cece”, anni ’70. Fotografo: Bruno Del Monaco. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.

Nel 1978, Dalisi trova l’occasione perfetta per presentare la “Sedia del cece” al mondo dell’arte istituzionale: la Biennale di Venezia. Parte l’idea della “contro-animazione”, ovvero di animare e di far dialogare attraverso una dinamica bottom-up, personaggi affermati con l’opera di una bambina di basso ceto sociale.

Dalisi gira per i padiglioni e le strade di Venezia chiedendo a designer, architetti, artisti e intellettuali un disegno ispirato alla “Sedia del cece”. I numerosi contributi grafici sono visibili in mostra ed è interessante vedere come reinterpretano, ognuno in maniera personale, il modello di Rosa e che, considerati tutti insieme, vanno a costruire un racconto a più voci.

Global Tools (1973-1975): architetti e designer radicali in rivolta

La sezione fornisce un inquadramento storico-artistico, sociale e politico della pratica di Dalisi a partire dagli anni ‘60 e ‘70. Le sperimentazioni artistico-pedagogiche di Dalisi al Traiano sono da ricollegare al clima delle contestazioni operaie e studentesche di fine anni ‘60, quando anche sociologi, pedagogisti, architetti, urbanisti e designer iniziano ad aprirsi ai temi ambientali, alla necessità di combattere il consumismo e all’integrazione delle società più emarginate.

È in questo contesto che nasce Global Tools – una “non scuola” fondata nel 1973 da Dalisi e un nutrito gruppo di collettivi e singoli professionisti – come espressione della cosiddetta “Architettura Radicale”, diffusasi a Firenze, Torino e Milano a partire dalla metà degli anni ‘60.

Dagli scritti di Global Tools viene posto l’accento sulla creatività individuale, le tecniche manuali,
l’espressività corporea e sull’autosufficienza. Questa “contro-scuola” di architettura e design ha vita breve, estinguendosi già nel 1975.

Le caffettiere “animate” di Riccardo Dalisi e i ramaioli di Rua Catalana a Napoli

Nel 1981 Dalisi vince il più prestigioso premio mondiale di design, il “Compasso d’Oro”, con una caffettiera commissionatagli dalla ditta piemontese Alessi nel 1979.

riccardo dalisi caffettiera
Riccardo Dalisi, Caffettiera Alessi premiata con il Compasso d’oro, 1979. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.

Dal modello originale nascerà un’infinita schiera di caffettiere “animate” caricaturali, somiglianti a dei personaggi fantastici, mitici e folklorici. Queste opere buffe di design, sistemate come figure rampicanti sui tre podi nella zona finale della galleria, risultano da una collaborazione decennale di Dalisi con i lattonieri ed i ramaioli di Rua Catalana a Napoli.

Riccardo dalisi caffettiere animate
Caffettiere Animate. Fotografo: SergioRiccio. Courtesy Archivio Riccardo Dalisi.

Architettura “dell’imprevedibilità” e “viva”

La zona dedicata ai progetti architettonici – alcuni effettivamente realizzati, mentre altri appartenenti ai viaggi onirici dell’artista – denunciano la formazione primaria di Dalisi come architetto.

Dalisi è riuscito a portare le sue idee anticonvenzionali anche nel contesto del razionalismo: sebbene le architetture di Dalisi si ricolleghino al movimento moderno, nei suoi progetti si vede un accumulo di forme diverse (tonde, quadrate, cilindriche, cubiche, poliedriche e coniche) che si abbracciano e si annodano, in tutte le direzioni e in maniera sempre imprevedibile.

Seguendo il principio della “scontentezza costruttiva”, insegnatagli dal suo professore Francesco Della Sala, le strutture dalisiane appaiono dinamiche, mai concluse e “generative”. Dai primi progetti per università e complessi scolastici degli anni ‘60, ai prospetti di restauro creativo nei paesi dell’Irpinia colpiti dal terremoto, si coglie questa metamorfosi continua.

I progetti più utopistici di Dalisi sono sistemati sulla parete antistante e permettono di cogliere il
senso della sua frase:

Progettare è scendere negli abissi e poi risalire e poi a tratti volare.

Riccardo Dalisi

Ci possiamo soffermare sui progetti di case invisibili di cui si vede solo l’ombra, di città ideali da costruire in mezzo alle discariche abusive della Campania e di case a forma di farfalla.

L’eredità di Riccardo Dalisi, un architetto radicale

Le restanti sezioni della mostra riportano i fertili scambi epistolari e creativi di Dalisi con storici dell’arte, architetti e designer, come Alessandro Mendini, Giancarlo De Carlo ed Enrico Crispolti.

Inoltre, si possono apprezzare le produzioni più recenti dell’artista nel campo del design ispirato da un costante impegno sociale, come le lampade in metalli poveri realizzate assieme a rifugiati e richiedenti asilo sotto l’organizzazione de “L’Officina Sociale Avventura di Latta”, nata nel 2013 a Napoli proprio da un’idea di Dalisi.

Questo tipo di collaborazione con le fasce più deboli ed emaribate della società si ricollega anche ad una delle attività svolte sotto l’iniziativa dell’artista Banksy, che ha realizzato insieme alle donne immigrate in italia dall’africa zerbini di benvenuto realizzati con dei giubbotti d salvataggio, lavori che sono stati messi in mostra nella mostra svoltasi a Bologna YAGO, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente.


Le tracce di Riccardo Dalisi nella Napoli contemporanea fotografata da Vincenzo Castella

La mostra si conclude con un fotoreportage commissionato dal MAXXI al fotografo napoletano Vincenzo Castella, il quale, assieme a degli studenti della NABA, ha ritratto i luoghi della Napoli contemporanea ancora permeati dalle tracce di Dalisi. Dalle foto del suo atelier in Rua Catalana, alla Borsa Merci (1964), ad interventi in diversi quartieri napoletani, ciò che emerge da questo mosaico di immagini è un racconto corale e stratificato di una città che Dalisi ha radicalmente capovolto con il suo spirito ironico e sempre in rivolta.

Bianca Spinelli per ArtAut.com

Bibliografia e sitografia

Dalisi, R. (1998) Progettare senza pensare. Napoli: Electa.

Nero Editions (2017), Tutti gli hippie di Sottsass e Mendini

Archidiap (2014), Riccardo Dalisi, “Ragazzi rompete le righe!”

Il Giornale dell’Architettura (2022), Riccardo Dalisi (1931-2022), le regole dalla poesia

Wikipedia (2023), Riccardo Dalisi

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