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Museo Botanico di Bologna: collezione e Scelte Curatoriali

La biodiversità nel Museo Botanico di Bologna. Scopri la storia, le scelte curatoriali e l’innovazione in uno spazio verde unico e secolare

Il Museo Botanico di Bologna, testimonianza secolare della passione per la biodiversità, si prepara a esplorare nuove prospettive. L’articolo delinea le attuali scelte curatoriali e progetti futuri per questo giardino. Si tratta di uno diei primi giardini botanici d’Europa con archivi e collezioni di valore storico storico, che rappresenta un crocevia tra passato e innovazione.

Descrizione dello Spazio

Il Museo Botanico di Bologna offre un viaggio attraverso vari habitat. Troviamo fontane naturali, laghi collezioni di piante studiate da Aldrovandi, serre di piante grasse e tropicali. Ci sono anche ricostruzioni di habitat naturali, praterie e alberi secolari. La collezione comprende serre, laghi, roseti e un’ampia varietà di piante, offrendo una ricca esplorazione della diversità botanica.

Il Museo Botanico di Bologna: Un Viaggio attraverso la Biodiversità Storica

Al momento la collezione del Museo Botanico di Bologna è apprezzata soprattutto dagli studenti di scienze naturali di Bologna. Il il visitatore occasionale potrebbe trovarla disposta in modo apparentemente casuale, non comprendendone appieno il valore. Tuttavia, l’Orto Botanico rimane aperto al pubblico, e sta andando incontro ad importanti rivisitazioni delle scelte curatoriali.

Scelte Curatoriali e Progetti Attuali

Attualmente, Il Museo di Bologna sta subendo una serie di modifiche che ne influenzeranno significativamente la disposizione.

Esplorando le Scelte Curatoriali del Museo Botanico di Bologna

Nell’organizzazione attuale, le piante sono suddivise seguendo due criteri distinti. In primo luogo, si tiene conto del “pregio” di una specifica collezione di piante. Quindi si prendono in considerandone la varietà e le caratteristiche comuni. In secondo luogo, si adotta un approccio basato sulla ricostruzione di habitat naturali. Questo implica la collocazione di piante simili nella stessa area.

ll risultato è una sorta di “zoo delle piante”. In questo contesto gli habitat naturali vengono fedelmente ricreati artificialmente in dimensioni ridotte.

Ricostruzione degli Habitat e Innovazione

In questo processo di riorganizzazione, la collezione sarà strutturata secondo un criterio ben definito. Partendo dall’importanza delle piante per l’uomo, si considereranno aspetti quali la loro utilità alimentare, tessile, tintoriale, medicinale. La loro rilevanza per la salute del pianeta è un aspetto che va preso fedelelmente in considerzione all’interno del contesto di ricerca dell’università di Bologna.

Nuovi Habitat nel Museo Botanico : Tra Innovazione e Conservazione

Inoltre, si darà spazio alla valorizzazione estetica, cercando di porre in risalto la bellezza intrinseca di ciascuna specie vegetale. Questa ristrutturazione mira a rendere la collezione più accessibile, comprensibile e apprezzata da un pubblico più ampio. Le nuove scelte curatoriali contribuiranno alla missione educativa e divulgativa del Museo Botanico di Bologna.

Alberi Secolari e Ecosistemi Sostenibili nel Museo Botanico

All’inizio del percorso, lungo il viale d’entrata, vi è collocata una fontana. Essa è stata realizzata con blocchi di gesso. La fontana si presenta non solo come elemento decorativo, ma anche come un’accurata rappresentazione dell’habitat delle piante tipiche delle rocciere. Su questa fontana vediamo crescere sui blochi di gessi le piante tipiche della roccera.

Sullo stesso percorso possiamo vedere i primi esemplari di alberi e piante, evidenziate da cartellini illustratii.

Alberi Secolari e Habitat: Equilibrio e Resilienza nel Giardino di Bologna

Abbiamo la possibilità di ammirare diverse gimnosperme, particolarmente coltivate negli orti botanici europei. Tra le notevoli presenze, spicca un esemplare di Ginkgo Biloba, una delle piante a seme più antiche esistenti. Anche la Metasequoia è un albero a seme di straordinaria antichità, risalente a 60 milioni di anni fa. Quest’ultima specie, erroneamente considerata estinta, fu riscoperta nel 1945 nelle foreste della Cina occidentale.

Le criptometrie e le loro peculiarità

Di fronte all’edificio si trovano due Criptomerie, una grande e una giovane, che si distinguono per l’aspetto. L’albero grande è stato piantato da un seme e cambia nel tempo, mentre quello giovane è stato propagato tramite talea. La Criptometria è una tipologia di albero che cambia con l’età. Da giovane si presenta come un cespuglio, più simile a un fitto pino. Nella fase matura della pianta cambia aspetto diventando un albero con tronco e diramazioni nella parte superiore. Quando una pianta viene propagata tramite talea, questa non cambia nella sua crescita.

Nel processo di crescita di queste criptomerie, emerge una tendenza intrigante: la propensione a dividere continuamente le parti in due. Questo fenomeno, comune in natura, caratterizzato dalla suddivisione infinita, sottolinea la natura dinamica della crescita di queste piante. In ogni fase, si evidenzia una propensione positiva verso la divisione e la proliferazione, un aspetto affascinante del loro sviluppo. (N.d.A)

I roseti di area bolognese nel Museo Botanico di Bologna

Proseguendo a sinistra, raggiungiamo i giardini sul retro. La collezione di rose spontanee rappresenta un interessante spaccato della flora locale. Le rose collezionate derivano dai dintorni collinare di Bologna, e riflettono una diversità di 12 specie. Identificarle può risultare complesso, poiché una volta portate nell’orto botanico, si adattano all’ambiente circostante e possono sembrare simili. Quando crescono nel loro habitat naturale, con temperature e terreni specificemergono le differenze tra le diverse famiglie di rose. Nell’orto botanico, queste differenze tendono a livellarsi, poiché tutte le piante interagiscono nello stesso ambiente di Bologna.

L’orto dei semplici di Ulisse Aldrovandi

L’area dell’Orto dei Semplici nell’Orto Botanico di Bologna ha radici nel primo orto botanico costruito da Ulisse Aldrovandi nel 1586. Questa sezione si ispira agli orti botanici rinascimentali, legati ai quattro elementi e alla geometria sacra. Originariamente questi tipi di orti erano denominati “Hortus Simplicium”, dedicati allo studio delle piante medicinali.

L’attuale configurazione dell’Orto dei Semplici segue un approccio didattico. Le piante sono state organizzate in aiuole circolari in base alle loro proprietà benefiche per il corpo umano. Questa suddivisione segue un percorso che va dall’apparato digerente a quello respiratorio, dalle piante che influenzano il sistema cardio-circolatorio a quelle attive sul sistema nervoso. Vi sono anche piante con effetti sul sistema genito-urinario, sulla pelle e sul sistema muscolo-scheletrico. Infine troviamo anche piante con proprietà antiparassitarie e insetticide.

Piante alimentari e l’origine dell’agricoltura

La successione continua con le Piante Alimentari, suddivise in base alle regioni geografiche da cui sono state originariamente prelevate. È interessante notare come l’agricoltura, avviatasi circa 10.000 anni fa, ha sempre avuto inizio con la coltivazione di un legume e un seme. In questo orto possiamo vedere il mais e i fagioli delle Americhe. Questa pratica riflette la fondamentale importanza di queste piante nella storia dell’agricoltura e nell’alimentazione umana.

Collezione delle Piante Acquatiche e Loro Significato


Le piante acquatiche spontanee in Italia riflettono la ricchezza naturale delle acque dolci. Purtroppo queste piante e i loro habitat hanno subito le conseguenze di bonifiche, sfruttamento e inquinamento. Molti fiori di loto e piante acquatiche oggi risultano in via d’estinzione. Tra le specie scomparse figura l’Aldrovanda gesticolosa, una pianta dedicata proprio a Ulisse Aldrovandi.


Acque e Piante: Riflessi della Natura nel Museo Botanico di Bologna

All’interno di vasche apposite sono collezionate piante acquatiche esotiche. Spiccano i papiri, accompagnati da una raccolta di ninfee e fiori di loto. Questo habitat acquatico è reso ancora più affascinante dalla presenza di un prolifero ecosistema animale, popolato da girini e pesci. All’interno dell’orto botanico di bologna vi è una variegata armonia tra flora e fauna del mondoi acquatico e non solo.

La biomimetica e l’oroto botanico di bologna: le ninfee

Alcune specie di loto presenti nell’orto botanico di Bologna hanno servito da fonte d’ispirazione per le moderne tecnologie tessili, che hanno adottato le caratteristiche idrorepellenti di queste piante acquatiche. L’industria tessile si è orientata verso la struttura superficiale del loto per sviluppare tessuti impermeabili che, grazie a questa ispirazione botanica, offrono prestazioni di resistenza all’acqua e di idrorepellenza. La biomimetica, in questo caso, ha giocato un ruolo chiave nell’evoluzione delle tecnologie tessili, trasferendo il design ingegnoso delle piante nella creazione di materiali avanzati per vari settori, dall’abbigliamento all’ingegneria.

Tuttavia, risulta evidente l’assenza del Giacinto d’acqua, una pianta affascinante ma invasiva, inserita nell’elenco delle specie incontrollabili. La presenza di questo fiore di loto particolare avrebbe ostacolato la gestione nel contesto dell’orto botanico, poiché la sua propensione alla proliferazione ne ostacola il controllo.

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Il Giacinto d’acqua, originario dell’Asia, è interessante per la sua commestibilità. Introdotto nelle valli intorno a Mantova per uno studio condotto da una botanica di Pavia dopo la prima guerra mondiale, il suo abbandono ha portato all’invasione di queste piante, che, sebbene offrano uno spettacolo naturale affascinante con la loro fioritura per due settimane, causano danni ambientali a Modena e in altre località.

Il giacinto d’acqua di Mantova

Ogni anno a Mantova, si può godere della fioritura dei loti. La città, nonostante le sfide dell’invasione del Giacinto d’acqua e della rimozione delle piante a fine stagione, rappresenta un connubio unico tra lo studio scientifico della botanica, le tecnologie tessili e gli eventi storici che hanno influenzato la progressione di tali ricerche.

Questa intricata relazione tra la natura e l’uomo, testimoniata dal processo di crescita e sviluppo delle piante, rivela la tendenza positiva della natura a riprodursi e prosperare. In particolare, una pianta acquatica invasiva proveniente dalla Cina ha colonizzato l’Europa, adattandosi autonomamente all’ambiente e dando vita all’affascinante spettacolo floreale dell’infiorata a Modena, per un’ottimale integrazione tra l’uomo e la natura, trascendendo le consuete dinamiche e sottolineando la continua adattabilità reciproca tra esseri viventi di diverse specie.

Le serre delle succulente e delle piante tropicali

Le piante conservate nelle serre si alternano in comprendono quattro strutture. Tre di esse sono dedicate alle piante succulente e una riservata alle piante tropicali.

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Le serre presentano una distinzione fondamentale basata sull’origine delle piante, seguendo la classica distinzione tra il “vecchio” e il “nuovo mondo”.

Il primo gruppo comprende le piante provenienti dal “vecchio mondo”, che includono varietà botaniche provenienti da molti continenti e dall’Europa. Queste piante sono spesso associate a toni e climi più caldi.

Una collezione strorica di catus e Giuseppe Lodi nel Museo Botanico di Bologna

Il secondo gruppo riguarda il “nuovo mondo”, rappresentato principalmente dalle piante delle Americhe. Questo insieme botanico abbraccia una vasta gamma di specie provenienti dall’America del Nord, Centrale e del Sud, offrendo un’ampia diversità in termini di habitat e adattamenti ecologici.

Questa suddivisione basata sull’origine geografica delle piante all’interno delle serre consente di creare ambienti diversificati, riflettendo le caratteristiche distintive e le peculiarità delle piante provenienti da regioni differenti del mondo.

La serra destinata alle succulente rappresenta una preziosa collezione di piante avviata dal professor Giuseppe Lodi, esperto di botanica e farmaceutica. Questa straordinaria collezione ospita attualmente un numero significativo di esemplari, precisamente 3000 piante succulente.

La suddivisione delle serre destinate alle succulente avviene seguendo due criteri distinti

Il primo criterio è di natura geografica e si riflette in tre specifiche aree all’interno delle serre. Una di queste aree, di forma quadrata, ospita le piante neotropicali provenienti dalle regioni dell’America centrale e meridionale. Un’altra area, rettangolare, è destinata alle piante succulente paleotropicali, originarie dell’Africa continentale, di Madagascar e delle Canarie.

Suddivisione su base fisiologica

Il secondo criterio di suddivisione è fisiologico e si manifesta attraverso la disposizione di due aiuole all’interno delle serre. Nel primo letto, a destra, sono presenti piante di piccole e medie dimensioni caratterizzate da succulenza fogliare, il processo fotosintetico avviene quindi nelle foglie. Nel secondo letto, situato a sinistra, si trovano le piante con succulenza caulinare, contraddistinte da spine e un fusto verde, dove la fotosintesi avviene appunto nel fusto.

La Velvizchia Mirablis del Namibia di Bologna

Nella serra è presente una pianta molto singolare conosciuta come Velvizchia Mirabilis, originaria della Namibia. Questa pianta si contraddistingue per la presenza di radici straordinariamente lunghe, il motivo per cui viene coltivata in vasi appositi che possono ospitare queste radici prolungate. La Velvizchia Mirabilis sviluppa solitamente due singole foglie, mostrando una sezione superiore verde e nuova, mentre la porzione inferiore della foglia si distacca e cade a terra, rappresentando la parte già morta, pur mantenendo la vitalità della pianta.

La peculiarità di questa specie risiede nella sua rara fioritura, avvenuta solamente una volta ogni 10 anni. Nell’ambito della collezione, l’esemplare presente è una femmina che ha raggiunto l’età di 80 anni. In passato, la collezione annoverava anche un esemplare maschio che avrebbe potuto contribuire alla riproduzione della pianta, ma purtroppo è venuto a mancare prima di raggiungere la fase di maturazione.

La serra tropicale dell’orto botanico di Bologna. Un’altra serra tropicale nel contesto museale è il Museo del cioccolato di Colonia, Germania.



Piante di uso quotidiano nelle serre tropicali di Bologna



La serra tropicale rappresenta un ambiente ideale per ospitare piante provenienti dalle foreste pluviali equatoriali e altre varietà tipiche delle regioni tropicali. Molte di queste piante sono familiari e ampiamente utilizzate in cucina, come il caffè, il cacao, il pompelmo e la vaniglia. Oltre a queste, la serra ospita una vasta gamma di specie, tra cui orchidee, piante medicinali e spezie.

Un aspetto interessante della serra tropicale riguarda la presenza delle cosiddette “piante epifite”, che crescono appoggiandosi ai rami degli alberi per ottenere la luce necessaria. Queste piante non sono parassitarie, ma vivono in simbiosi con gli alberi, sfruttando la loro altezza per ricevere una maggiore esposizione alla luce solare. Questo fenomeno può essere paragonato, in un certo senso, alla relazione tra le scimmie e il loro ambiente arboreo.


In primavera è possibile visitare una temporanea esposizione di una vasta collezione di piante di peperoncino.

La collezione di peperoncini è situata su degli espositori di fornte la serra tropicale. Viene offerta una visione unica delle diverse varietà di peperoncino, anche se sono visibili principalmente durante il periodo di fioritura che si estende principalmente tra agosto e settembre.


Inizialmente, nella collezione di Aldrovandi, erano presenti solo tre varietà di peperoncino, originario delle Americhe, ma nel corso del tempo questa varietà si è notevolmente ampliata. Nel 1600, un professore vantava la presenza di 30 varietà diverse. Attualmente, la collezione espone oltre 300 varietà di peperoncini, offrendo un ampio spettro di forme, colori e gradi di piccantezza.

La ricostruzione di habitat naturali in uno “zoo di piante” e lo studio degli impollinatori

Dopo aver attraversato le serre, ci immergiamo nell’ambito della ricostruzione degli habitat naturali, un’impresa che rappresenta una pratica diffusa nel corso del secolo scorso, permettendo di osservare come le piante si sviluppano nel loro ambiente originale.

Una volta all’interno, sulla destra si estende un bosco insieme a un lago, mentre seguendo il vialetto centrale, possiamo notare due distinte aree di prateria ai lati del percorso. Una di queste zone presenta un prato falciato, mentre l’altra parte è lasciata allo stato selvatico, creando così due ambienti diversi pur appartenendo allo stesso contesto naturale della prateria.

Esperimentii di impollinazone e interazione ambiente-piante

Nella zona del prato falciato, sperimentazioni e le osservazioni in corso hanno analizzato la crescita spontanea di margherite, senza ulteriori diversisficazioni di flora e fauna. Nell’area rimasta selvatica si osserva invece una crescita spontanea e variegata di fiori e piante selvatiche che attirano un vasto spettro di impollinatori. Questi esperimenti si concentrano sull’impollinazione e sull’interazione delle piante con l’ambiente circostante.

Lo stagno

Lo stagno, la cui costruzione risale agli anni settanta, funziona in maniera efficiente e consente una buona crescita delle piante. Tuttavia, necessita di regolare manutenzione a causa dell’accumulo dei residui vegetali che si depositano sul fondo, un fenomeno comune anche negli ecosistemi naturali.

All’interno di questo specchio d’acqua si è sviluppato un ecosistema costituito da piante e animali che, in condizioni naturali, sta purtroppo progressivamente scomparendo. Negli ultimi anni, si è assistito a un crescente interesse nel valorizzare gli habitat delle zone umide, riconoscendone l’importanza vitale e promuovendo la conservazione delle piante al fine di preservare la sopravvivenza delle specie che vi trovano dimora. Le basse acque dello stagno ospitano una vasta gamma di specie animali, che includono tritoni, rospi, girini, chiocciole e larve di libellula.

Boschi Golenali nel Museo Botanico di Bologna

Accanto allo stagno, è presente una ricostruzione accurata di un bosco golenale, rappresentativo della tipica vegetazione della pianura padana. Questo ecosistema naturale è caratterizzato dalla presenza spontanea di alberi adattati all’umidità e in grado di resistere efficacemente alle inondazioni. Tra le specie presenti, si individuano prevalentemente pioppi, frassini e alcuni aceri.

I pioppi, sebbene mostrino un’accelerata crescita, sono soggetti a un ciclo di vita breve e richiedono una periodica opera di reimpianto. La loro legna, seppur rapidamente sviluppata, risulta fragile e poco resistente. All’interno di un ambiente ricostruito, come questo, è necessario apportare costanti regolazioni e praticare interventi di potatura al fine di mantenere l’equilibrio dell’ecosistema. Il legno dei pioppi, a causa della sua veloce crescita, presenta una qualità inferiore in termini di resistenza e durabilità.

Alberi secolari del Museo Botanico di bologna

Gli alberi, probabilmente secolari, presenti nell’Orto Botanico di Bologna rappresentano un elemento distintivo dell’area.

Oltrepassato il bosco e lo stagno, dirigendoci verso sinistra, si trovano altri vasi contenenti una varietà di piante, tra cui limoni e agrumi provenienti da diverse zone geografiche. Procedendo invece verso destra e dirigendoci verso l’entrata, seguendo un percorso circolare, si attraversa questa zona diversificata.

Archivi dell’orto botanico distrutti dai bombardamenti del 1945

Ciò che rende interessante la valutazione dell’età degli alberi è la difficoltà nell’interpretarla accuratamente. A seconda dei contesti ambientali in cui crescono, gli stessi tipi di alberi possono svilupparsi e crescere a ritmi differenti. Durante il bombardamento del ’45, gli archivi relativi all’Orto Botanico sono andati persi, rendendo impossibile determinare con precisione l’età esatta di questi alberi.

Nell’Orto Botanico di Bologna, è possibile ammirare un imponente platano, un esemplare di noce grigio, e una storacea americana.

Inoltre, tra gli alberi presenti, si possono notare due Liquidambar. Si ritiene che uno di questi due Liquidambar sia tra gli esemplari più antichi all’interno dell’Orto Botanico.

I Liquidambar secolari e la carie del tronco

Notiamo che uno dei due Liquidambar, probabilmente il più antico, presenta una grande cavità nel tronco.

Le cavità all’interno dell’albero, formatosi a causa della carie del legno, non solo compromettono la resistenza strutturale dell’albero stesso, ma diventano anche un ecosistema a sé stante. In condizioni normali, quando una parte interna di un albero muore, diventa legnosa e contribuisce al supporto dell’intero tronco, mantenendo la sua integrità.

Quando un albero è affetto dalla carie del legno, questa parte interna morta viene lentamente consumata, dando origine a cavità all’interno del tronco, talvolta sufficientemente grandi da permettere l’accesso all’interno. La mancanza di questa parte morta compromette la resistenza strutturale dell’albero. Questi spazi interni offrono rifugio e nidificazione a varie forme di vita selvatica, come uccelli, insetti e piccoli mammiferi. In questo modo, l’albero malato diventa un habitat vitale all’interno dell’ecosistema circostante, pur essendo affetto da una condizione che ne compromette la robustezza e la solidità originarie.

In un contesto come un orto botanico, non si procede all’abbattimento di quest’albero, ma è necessario monitorarlo attentamente. Nonostante sia diventato più fragile a causa della perdita di questa parte interna, la corteccia esterna continua a trasportare la linfa vitale per l’albero. Considerando che questa specie cresce molto lentamente, è probabile che questo esemplare abbia almeno 200 anni di età.

Alberi secolari a Bologna oltre Il Museo Botanico

Questi non sono gli unici alberi secolari presenti a Bologna. Oltre agli esemplari nel Museo Botanico di Bologna vi sono altri due alberi secolari di rilevanza, situati nel giardino di Palazzo Bentivoglio e in piazza Malpighi.

Da documenti storici, sappiamo che il platano presente in piazza Malpighi è stato piantato all’inizio del XIX secolo. Questo albero rappresenta un punto di riferimento utile per effettuare dei confronti, anche se la determinazione precisa dell’età degli esemplari nel Museo Botanico rimarrà sempre approssimativa a causa della mancanza di documenti dettagliati.

Silvia Giaquinta per ArtAut.com

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