Fotografia

La Fotografia Concettuale nel Tempo: Da Bayard a Oggi

L’innovativa nascita della fotografia, e successivamente la fotografia concettuale, nel suo contesto storico la consacrò inizialmente come uno strumento di indagine scientifica, abile nell’accurata documentazione e rappresentazione della realtà circostante. Col passare del tempo, la fotografia si evolse divenendo una forma d’arte concettuale in cui il suo ruolo mutò significativamente rispetto a quello del pittore tradizionale. Mentre il pittore delinea il proprio punto di vista personale e soggettivo sul mondo attraverso pennellate sulla tela, la fotografia offre un’alternativa distinta: essa ha la capacità di catturare oggettivamente la realtà, restituendola su un supporto fisico con precisione e senza giudizio. Questa peculiarità, fin dai suoi albori, ha fatto sì che la fotografia fosse impiegata come uno strumento scientifico per documentare le vite e le vicende umane, sia nelle situazioni straordinarie che in quelle ordinarie.

La fotografia popolare oggi

Numerosi artisti hanno diligentemente sperimentato le potenzialità intrinseche alla fotografia al fine di creare un discorso visivo in grado di plasmare una visione alternativa, reinterpretare la realtà e persino concepire mondi fantastici. Attraverso l’obiettivo imparziale della macchina fotografica, essi hanno sapientemente generato rappresentazioni che si sono affermate come affidabili alternative al canone dominante della realtà. La fotografia è diventata, per questi creativi, un palcoscenico su cui mettere in scena le proprie esplorazioni artistiche e un mezzo per investigare l’identità umana, tracciandola visivamente. È intrigante notare come gli artisti contemporanei, che si avvalgono della popolarità dei selfie e dei social media, possano essere considerati discendenti diretti delle orme tracciate dai precursori nella storia della fotografia.

Il Concetto di Fotografia Concettuale nel 1840

Già nel 1840, si evidenzia una concezione pionieristica della fotografia, ove essa assume un ruolo di verosimile rappresentazione all’interno di una creazione fittizia. Un esempio emblematico di ciò si ritrova nell’opera “Ritratto di un Uomo Annegato” di Hippolyte Bayard, dove l’artista decide di impersonare il proprio suicidio davanti all’obiettivo fotografico. Tale gesto, apparentemente drammatico, svela un intento di contestazione nei confronti di una società che rifiuta di riconoscere e valorizzare i progressi legati alla nascente disciplina fotografica. Pur non ricevendo inizialmente la dovuta notorietà come pioniere della fotografia, Bayard ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte e della performance art, in quanto ha deliberatamente manipolato il potenziale della macchina fotografica per plasmare una “verità falsa”, dimostrando sin dalle fasi iniziali lo straordinario potere concettuale insito in questo nuovo e innovativo mezzo espressivo.

fotografia concettuale
Video archives concept.

Precursori della Fotografia Concettuale

Numerosi sono stati i precursori che hanno contribuito alla conceptualizzazione della fotografia, tra cui spiccano figure come Lady Filmer e la tradizione dell’album fotografico vittoriano. L’album fotografico si affermò come un passatempo comune tra le donne dell’epoca vittoriana. Attraverso gli album di Lady Filmer, emerge una fusione di immagini fotografiche, elementi pittorici e testi scritti, delineando così uno spazio sicuro in cui le donne vittoriane potevano documentare e conservare le proprie fantasie romantiche, spesso in contesti che contemplavano figure maschili estranee al contesto coniugale.

Carte de visite

Un altro metodo per la creazione di composizioni fotografiche nell’album consisteva nel ritaglio di “carte da visita,” che si erano affermate come il principale mezzo di ottenere fotografie grazie alla popolare tecnica di stampa all’albume d’uovo. Nei raffinati album delle donne vittoriane, queste fotografie venivano poi ricomposte in scenari e ambientazioni di natura fantastica. Tale pratica, pur se radicata in un contesto storico, trova un parallelo moderno nell’opera di artisti come Juliana Huxtable, che, sfruttando la fotografia digitale, dà vita alla sua figura in una dimensione afro-futuristica alternativa.

Fotografia Concettuale: Un Mezzo per Evadere dalla Realtà

I suggestivi ritratti della Contessa di Castiglione costituiscono un esemplare indicazione di come la fotografia si sia evoluta in uno strumento per evadere dalla realtà, permettendo di conferire concretezza alla dimensione dei sogni e dell’immaginazione. Virginia Oldoini Verasis, meglio nota come la Contessa di Castiglione e amante di Napoleone III nel 1850, rappresenta un altro importante capitolo nell’uso concettuale della fotografia.

Pierre-Luis Pierson

Agì da interprete, regista e produttrice nei confronti dei suoi ritratti immortalati dal fotografo francese Pierre-Louis Pierson. Conformemente a quanto esposto da Muzzarelli (2014, p.109-115), la Contessa di Castiglione incarnava uno spirito trasgressivo e manifestava atteggiamenti ambivalenti. La Contessa divenne un’icona centrale dell’alta società parigina, partecipando con entusiasmo alle feste aristocratiche, contesti in cui esponeva le sue molteplici identità.

La fotografia concettuale come mezzo autocelebrativo

Dopo tali eventi, si dirigeva prontamente verso lo studio fotografico di Pierson al fine di fissare perennemente le identità da lei interpretate. Tale autocelebrazione costituì una costante nella sua esistenza, persistendo anche quando venne abbandonata dai suoi amanti e la bellezza che l’aveva contraddistinta pian piano si affievolì. La sua dedizione alla fotografia rimase inalterata, consentendole di tramandare l’immortalità della sua bellezza e del suo carisma attraverso l’obiettivo impassibile e privo di giudizio della macchina fotografica.

La Fotografia come Strumento Artistico

La fotografia emerse come un potente strumento artistico nel corso del XX secolo, guadagnando particolare notorietà negli anni ’60 e ’70, un’epoca in cui gli artisti sperimentarono e diversificarono le forme artistiche, abbracciando discipline come performance, danza, video, installazioni, happenings, body art e land art. Questa diversificazione richiese una registrazione accurata di queste nuove espressioni artistiche.

La duplice funzione della fotografia concettuale

In questo contesto, la fotografia, precedentemente una disciplina artistica autonoma, assunse un ruolo duplice, fungendo da mezzo per documentare queste nuove realtà e contemporaneamente reinterpretarle (come dimostrato nella mostra “Performing for the Camera” presso la Tate Modern). Di conseguenza, la fotografia contribuì in maniera significativa a ridefinire il modo in cui gli artisti performativi svilupparono, documentarono e distorsero il loro lavoro, come fanno gli artisti quali Isshehungry o Matieres Fecales.

La Fotografia come Strumento per Rappresentare la Realtà

Nella prima metà del XX secolo, si possono individuare celebri artisti che hanno sapientemente sfruttato il potenziale concettuale della fotografia come strumento per rappresentare la realtà, tra i quali spicca il nome di Marcel Duchamp. Nel 1921, l’artista e fotografo Man Ray ha prodotto una serie di fotografie ritraendo l’alter ego di Duchamp, Rrose Sélavy. In queste opere, Duchamp si travestiva da donna, creando così una nuova identità.

La foto come “indice” della realtà

Va sottolineato che l’obiettivo principale di tali fotografie non era legato all’estetica o all’arte in senso tradizionale, ma piuttosto mirava a dichiarare l’esistenza concreta di Rrose Sélavy. In questo contesto, Duchamp sembra richiamare l’importante concetto di “indice” (Index, in inglese) coniato da Charles Sanders Peirce.

“segno è la traccia del proprio referente e, poiché è generato direttamente da questo, costituisce una testimonianza incontrovertibile dell’esistenza”

MARRA, 2012, p.48-49

Dichiarare l’esistenza di identità fittizie

Duchamp si è quindi impegnato attivamente nell’accumulare prove e nell’acquisire credibilità per l’identità fittizia di Rrose Sélavy. Questa figura ha continuato a ricomparire come un logo significativo, come dimostrato da un nuovo ritratto presente sulla bottiglia di profumo Belle Haleine nel 1921. Tuttavia, fu solo nel 1923 che Duchamp fece il suo “coming out” come Rrose Sélavy attraverso il doppio autoritratto noto come “Wanted $2000”. Questa fotografia identikit è accompagnata da un testo che elenca le varie identità fittizie di Duchamp, tra cui, appunto, Rrose Sélavy (Marra, 2012, pp. 49-50).

L’Utilizzo Personale e Psicologico della Fotografia

Claude Cahun è un* artista che ha sapientemente utilizzato il potere concettuale della fotografia per registrare le mutevoli trasformazioni della sua identità, attribuendo a questo processo un significato profondamente personale e psicologico, manifestando un’auto-osservazione “in terza persona”.

Trattando la lente della sua Kodak Pocket come uno specchio, ha catturato la sua condizione esistenziale in una prospettiva che si discosta notevolmente dagli standard estetici, sociali e artistici tradizionalmente accettati. La sua pratica ha sfidato con coraggio le convenzioni relative al genere e all’identità sessuale, trasformando queste nuove e labili identità in forme stabili attraverso l’espressività fotografica (Marra, 2012, pp. 117-118).

Tra Claude Cahun e Gillian Wearing: esplorando il concetto di identità

è possibile individuare analogie tra l’opera di Claude Cahun e quella di Gillian Wearing, un’artista contemporanea i cui autoritratti condividono simili temi esplorativi. Al riguardo, è rilevante menzionare il libro di Sarah Howgate intitolato “Gillian Wearing and Claude Cahun: dietro la maschera, un’altra maschera”, nel quale l’autrice analizza in profondità il lavoro di entrambe le artiste, esplorando in dettaglio come il contesto culturale, storico, politico e personale abbia influenzato e modellato le interpretazioni di tematiche affini.

L’Uso Moderno della Fotografia

La pratica di catturare identità alternative, sia reali che fittizie, attraverso l’arte fotografica si è diffusa ampiamente tra gli artisti contemporanei. In analogia ai precursori storici, questi creatori contemporanei sfruttano con maestria la fotografia e i mezzi di comunicazione digitale, come i social media, per esplorare nuove realtà, talvolta già preesistenti ma spesso potenziali e ancora inesplorate. Attraverso tali manifestazioni artistiche, essi sfidano i rigidi parametri sociali e culturali di una società in continua trasformazione.

L’affermazione di nuove realtà

In un’era dominata dal progresso scientifico e tecnologico, caratterizzata da nuove opportunità ma anche da incertezze e interrogativi sul futuro, la fotografia emerge come uno strumento che conferisce concretezza alla dimensione onirica e fantastica dell’immaginazione umana. Questa modalità espressiva offre l’opportunità di dare voce a identità spesso trascurate o non completamente riconosciute dalla norma sociale, contribuendo così a un processo di normalizzazione di atteggiamenti e visioni del mondo considerati marginali.

La fotografia concettuale come mezzo di autodeterminazione

Attraverso le rappresentazioni dei loro corpi e delle loro esperienze attraverso la fotografia, questi artisti non solo mettono in discussione aspetti problematici della società contemporanea, ma offrono anche una riflessione sul presente e sulla potenziale evoluzione futura della cultura. Le loro fotografie rivelano nuove forme di esistenza, emancipate dai preconcetti sociali e culturali, sfidando gli standard canonici e spingendo la società a riconoscere verità che spesso giacciono inespresse.

Silvia Giaquinta for ArtAut.blog

Bibliografia:

Muzzarelli
Marra

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