Game Changer di Banksy , l’ultimo lavoro dell’artista più famoso della Street Art dei nostri tempi, sta facendo discutere molto ma anche riflettere
Anche durante la quarantena l’arte si fa viva traendo, ancora una volta, ispirazione dalla realtà e dalle strane circostanze causate dalla pandemia da Corona Virus, proponendo nuove riflessioni sulle contraddizioni della società. Un recente lavoro denominato “Game Changer” di Banksy, il più famoso e misterioso Street Artist dei nostri tempi, sta facendo discutere molto ma anche riflettere.
Arte in quarantena
L’Artista di Strada si è già fatto sentire il 14 aprile quando, adeguandosi alle nuove misure di sicurezza anti-Covid della Gran Bretagna, ha postato sul suo profilo Instagram un lavoro da “Artista di Casa”: fanno capolino nel suo bagno di casa gli iconici stencil di topolini dell’artista già apparsi tra le strade di Parigi e Londra. Li vediamo mentre si arrampicano sul lavandino o sul rotolo della carta igienica, mentre un altro segna i giorni di quarantena sul muro in attesa della libertà.
Il nuovo lavoro Game Changer di Banksy
Ma il nuovo lavoro, “Game Changer”, datato 6 maggio, sta facendo parlare di sè. Il post di Instagram ha ricevuto milioni di cuoricini e visualizzazioni in pochissimo tempo dalla sua pubblicazione. “Game Changer” è un lavoro dalla carica dirompente, un messaggio chiaro e forte, socialmente impegnato così come è tipico nello stile del misterioso artista. Il capolavoro si chiama “Game Changer”, ovvero “Cambio di Gioco”, significato possibilmente riferibile al soggetto dell’immagine, ma traducibile anche come “Svolta”.
Il disegno è apparso nei pressi del Central Hospital di Southampton, in Inghilterra, dove al momento è esposto in un atrio del pronto soccorso. L’ospedale, come tanti altri, è stato duramente colpito e coinvolto nella lotta al Covid19, e dove sono morti membri dello staff medico.
L’asta di Girl and Balloon
L’artista metterà all’asta il suo disegno in autunno. Gesto insolito per l’anticonformista Banksy, soprattutto se pensiamo a ciò che è successo durante una vendita all’asta dove un suo lavoro, chiamato “Girl and Balloon”, venne venduto per migliaia di sterline, ma, subito dopo la vendita, un tagliacarte, precedentemente installato dall’artista stesso dentro la cornice del disegno, si attivò forse grazie a un telecomando e alla collaborazione di un suo complice presente all’asta, rovinando irrimediabilmente il prezioso pezzo. Banksy diede così origine a una vera e propria performance con l’intento di opporsi all’elitario mercato dell’arte.
L’origine anti-capitalistica della Street Art
La street art, per sua natura e per la sua storia, è libera e non può essere posseduta, è propriamente anticapitalista. Lo sanno bene i primi Writers degli anni ‘70/’80 di New York che hanno dato vita a questo movimento artistico così come oggi lo conosciamo. In quegli anni i muri della città, sotto pagamento, si riempivano di immensi cartelloni pubblicitari che sembravano mandare il messaggio “COMPRA! COMPRA! COMPRA!”. Una società consumista che si prendeva spazi pubblici per scopi personali. I primi
Writers si oppongono e si riappropriano della loro città firmando grandi muri con i loro nick-name stilizzati. Nessun contenuto, nessuna pubblicità consumistica, ma un messaggio implicito trapela: la città non appartiene alle multinazionali, ma a chi la vive, è dell’individuo. Lady Pink, Daze, Bil Rock, ma anche Jean-Michel Basquiat taggano e firmano i muri delle grandi città come per dire “La città sono IO”.
Numerosi artisti di strada successivamente sono cresciuti di fama passando dalla nomina di vandali a quella di artisti veri e propri facendo del loro pseudonimo un marchio. Ma Banksy ancora oggi rimane fedele alle origini del movimento artistico al quale appartiene: non solo la sua arte è anti-capitalista come quella delle origini, ma è anche un’arte “a tempo determinato”: la street art nasce per durare poco a causa di intemperie come sole, pioggia o lo smog delle città che vanno a rovinare la vernice sui muri, oppure a causa di altri writers che vi ridisegnano sopra, e ovviamente dalle bianche riverniciate atte a coprire ciò che viene spesso definito “imbrattare muri”. Banksy segue quindi il filone anti-capitalistico e autodistruttivo della street art, così come ha mostrato nella performance di “Girl and Balloon”.
Il ricavato di Game Changer di Banksy andrà in beneficienza
Nel caso di “Game Changer” il discorso è ben diverso, e la sua prossima vendita all’asta, quindi una mossa apparentemente capitalistica, è più che giustificabile: il ricavato della vendita andrà in beneficenza al NHS-National Health System, il servizio sanitario nazionale inglese.
Il messaggio di Game Changer di Banksy
Assieme al disegno, l’artista ha lasciato un messaggio allo staff dell’ospedale:
“Thanks for all you’re doing. I hope this brightens the place a bit, even if it’s only in black
and white”; tradotto:
“Grazie per tutto quello che fate. Spero che questo illumini un po’ il posto, anche se è
solo in bianco e nero”.
È vero, si tratta di un semplice disegno a matita su carta bianca: un bambino seduto a terra gioca con delle bambole di supereroi, ma mentre Spiderman e Batman sono stati cestinati, il bimbo gioca con la bambola di un’infermiera armata di mantello e mascherina e sulla cui uniforme spicca la croce rossa, unico colore presente nel disegno.
L’immagine è semplice ma il messaggio è chiaro: Banksy compie la svolta sociale in “Game Changer”, dove i super-eroi non volano in cielo o vivono nelle Bat-Caverne, ma sono i nostri vicini di casa che ogni giorno combattono nei fronti degli ospedali e delle terapie intensive contro il nemico invisibile.
Gli Eroi invisibili della porta accanto
La pandemia ha messo in evidenza non i super-eroi, ma i Super-Umani di ogni giorno, nessun potere se non quello del dovere, un giuramento che porta uomini e donne a lottare per la sicurezza di tutti noi. Game Changer si rivolge a tutti i Super-Umani, a tutti gli Infermieri e Medici che portano sul cuore e sul volto i segni della lotta. Ma si rivolge anche ad Agricoltrici, Operai, Cassierie e Camionisti; a coloro che non si sono fermati; a chi ha reso la nostra quarantena sicura e possibile e a chi ha dovuto mettere la salute al secondo posto. Eroi eternamente ultimi e sottovalutati.
Questa Pandemia ha messo in evidenza le contraddizioni sociali che ci portano ad applaudire
dai balconi gli eroi di questa epoca, che allo stesso tempo vengono abbandonati a se stessi, lavoratori che con fatica e impegno lavorano nell’invisibilità e senza riconoscimento in funzione di un sistema di sfruttamento.
Il momento della Svolta
Banksy e la svolta sociale in “Game Changer”, dove l’arte si fa ancora una volta promotrice di messaggi per il popolo, in particolare quello degli ultimi. “Game Changer” si rivolge a tutti noi: è arrivato il momento per un Cambio di Gioco, una Svolta alla quale vuole alludere il titolo dell’opera, affiché agli ultimi sia dato il giusto riconoscimento del ruolo primario che svolgono, anche oltre l’emergenza.