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Orto Botanico A Bologna: Storia ed Evoluzione

Un Viaggio Straordinario Attraverso 450 Anni di Storia Botanica a Bologna: Dall’Inizio di Aldrovandi all’Evoluzione Scientifica

L’Orto Botanico di Bologna è una tappa imprescindibile nel panorama storico e culturale della città. Un tesoro che affonda le radici nel lontano 1568 grazie alla visione di Ulisse Aldrovandi. Questo giardino è uno dei più antichi in Italia e il quarto al mondo. Nel XVII secolo subì trasformazioni significative. In questo periodo venne ampliata la sua collezione di piante e diventando un fulcro di conoscenza medica e botanica. Il trasferimento alla moderna sede di Via Irnerio nel 1803 garantì spazi adeguati e la riunificazione delle varie collezioni. Questo avvenimento simboleggia l’evoluzione e la costante ricerca di nuovi spazi.

orto botanico di bologna

L’Orto Botanico attraversò un periodo di abbandono durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante i danni subiti, si riprese, dimostrando la sua resilienza. Oggi sta subendo cambiamenti mirati per migliorare la didattica e rendere l’esperienza più accessibile a tutti. Un luogo non solo di studio botanico ma anche di comprensione e apprezzamento della straordinaria diversità vegetale. Abbiamo approfondito la collezione e le scelte curtoriali dell’orto botanico nel seguente articolo.

Nel seguente articolo conosceremo invece le tappe fondamentali a livello scientifico, storico e sociale per la realizzazione dell’orto. Inoltre conosceremo i personaggi storici che hanno reso possibile la realizzazione di uno dei primi orti botanici in Europa.

L’Orto Botanico di Bologna: Radici Antiche e Visione di Ulisse Aldrovandi

L’Orto Botanico di Bologna, fondato nel 1568 da Ulisse Aldrovandi, è uno dei più antichi in europa, occupando dunque posto di rilievo nel panorama botanico mondiale. La sua storia plurisecolare di oltre 450 anni è un tributo alla sua longevità e all’impegno costante nel campo della botanica.

Prima di stabilirsi nella sede attuale in Via Irnerio, l’Orto Botanico ha attraversato diverse localizzazioni. Originariamente situato in un cortile del Palazzo Pubblico, successivamente fu trasferito presso Porta Santo Stefano. Nel 1803, finalmente trovò la sua collocazione definitiva, occupando una superficie di due ettari di terreno rettangolare che giunge fino alle antiche mura cittadine.

Luca Ghini e la richiesta per una cattedra dei semplici

Luca Ghini, originario di Imola, giunse a Bologna nel 1527 dove si laureò e trovò impiego presso l’università. Ghini, una figura chiave nello sviluppo del panorama botanico, ha contribuito a rendere lo studio botanico bolognese uno dei centri più significativi della cultura botanica italiana. Tuttavia, le sue richieste per istituire una cattedra dei “Semplici” presso il Senato bolognese furono respinte. Di conseguenza, Ghini decise di lasciare Bologna.

Sfide Cinquecentesche: Orto Botanico e Preconcetti a Bologna

Il rifiuto dell’Università di Bologna nell’istituire una cattedra di Botanica affonda le sue radici in un preconcetto cinquecentesco. Si considerva l’indagine sul mondo naturale intrinsecamente legata a visioni magiche, finalistiche e antropocentriche. L’istituzione di una cattedra dei “semplici”, dedicata allo studio delle piante medicinali, veniva considerata un’eresia anziché una disciplina scientifica.

Bologna e il concilio di Trento

Questo pregiudizio ha riscontri antecedenti nel Concilio di Trento, dove alcune svoltosi a Bologna, dove la conoscenza e l’uso delle piante, soprattutto da parte di donne considerate streghe, veniva associato a pratiche demoniache e non distinte dalla magia e dall’alchimia. Le donne, considerate ignoranti e analfabete, dimostravano con il sapiente utilizzo delle piante capacità di guarigione, sfidando l’interpretazione dell’epoca. In linea con questi preconcetti prettamente religiosi e superstiziosi, lo studio delle piante veniva recluso alla sfera medicinale (con lo studio accademico recluso alle piante dei semplici), basandosi unicamente su scritti antichi, ed evitando l’approccio sperimentale moderno sul campo.

Dopo la richiesta del 1533 di istituire una cattedra dei Semplici, e l’iniziale rifiuto del senato bolognese, nel 1539 venne finalmente istituita una cattedra di “Lectura de Simplicibus medicinalibus”, che venne dunque finalmente assegnata a Luca Ghini. Sebbene non fosse la prima cattedra di questo tipo in Italia, fu pioniera nell’applicare metodi e approcci scientifici alla disciplina botanica, contraddistinguendosi per la sua visione moderna e metodologie innovative.

Luca Ghini e la Rivoluzione Scientifica: Botanica a Bologna

Luca Ghini rivoluzionò lo studio delle piante attraverso l’osservazione diretta, non limitandosi alla mera interpretazione di antichi testi. Introdusse un metodo scientifico e analitico, esplorando un vasto campo di piante oltre a quelle della farmacopea tradizionale.

È affascinante come sia stato il primo a avviare un archivio moderno di piante essiccate, raccogliendo e conservando campioni in fogli di carta, fondando così la vasta raccolta presente nell’orto botanico attuale, con un archivio che supera le 300.000 piante.

Luca Ghini si trasferì a Pisa nel 1545 in cerca di un salario migliore e maggiori opportunità. Qui, grazie ai suoi studenti, divulgò le sue idee nei principali centri botanici europei, condividendo le conoscenze acquisite attraverso lo studio scientifico e analitico delle piante.

Ulisse Aldrovandi: Il Maestro e le Collezioni dell’Orto Botanico

Ritratto di Ulisse Aldrovandi

Tra gli alunni di Luca Ghini spicca Ulisse Aldrovandi, che fondò l’Orto Botanico di Bologna. Inizialmente collocato nel palazzo pubblico, fu poi trasferito in via Irnerio, dove oggi si può ammirare la vasta collezione di piante tropicali, autoctone e in via di estinzione.

Nel 1555, Ghini fece ritorno a Bologna e vi trascorse il resto della sua vita in condizioni economiche difficili. La mancanza dei suoi scritti personali potrebbe essere attribuita alla vendita dei suoi beni da parte della moglie, rimasta vedova e impoverita, che verosimilmente cedette i documenti più preziosi agli studenti di Ghini. Durante la sua assenza per Pisa, la sua cattedra universitaria a Bologna passò a Cesare Odone, il quale, nel 1556, ebbe Ulisse Aldrovandi come suo assistente, uno degli alunni più noti di Ghini.

L’eredità di Ulisse Aldrovandi: pioniere della botanica e fondatore del primo museo di storia naturale

Ulisse Aldrovandi sarà una figura chiave nello sviluppo dello studio della botanica e diventerà un punto di riferimento per gli studiosi moderni. Per quanto la sua formazione fosse ancora profondamente aristotelica, Aldrovandi, come il suo maestro, era mosso da una profonda curiosità vero la natura e aveva una forte interesse verso di essa attraverso l’analisi diretta. Secondo lui, la verità delle cose e dei fenomeni naturali deve essere ricercata nel grande libro della natura, e non nei libri degli antichi.

Grazie a lui verrà fondato il primo museo di storia naturale, e sarà una figura chiave nello studio del mondo vivente, oltre ad esser stato un grande esploratore a cavallo tra i secoli XVI e XVII.

Il prezioso erbario di Ulisse Aldrovandi: testimonianza storica e sfida conservativa

Oggi possiamo trovare parte delle sue raccolte naturaliste nel museo Aldrovandi dell’università di Bologna, mentre il suo erbario, ad oggi tra i più antichi al mondo, comprendente 16 volumi e più di 5.000 campioni, è oggi custodito nell’erbario dell’università che si trova all’interno dell’orto botanico. In questi sedici volumi di erbario possiamo vedere che solo i primi due volumi possiedono una successione alfabetica, mentre i volumi seuccessivi sembrano accomunarsi per caratteristiche morfologiche, come i tipi di fiori, radici e il tipo di fogliame delle piante.

Lo stato di conservazione di tale erbario è molto rovinato, inoltre risultano essere asportate circa 300 pagine. Alcuni di questi fogli sono stati ritrovati in collezioni minori, e sono stati rocnosciuti grazie ad una sigla che caratterizza ciascun foglio dell’erbario aldrovandino, che cita “Ex H.S.Aldrov.” ovvero: “dall’erbario di Aldrivandi”.

A partie dall’erbario di Aldrovandi, la collezione di piante essiccate, consultabile da parte di studenti e studiosi del sottore, è cresciuta a livello esponenziale, fino a raccogliere oltre 300.000 esemplari.

Questo vasto erbario, fondamentale a livello scientifico e storico, è composto per la maggior parte da piante derivanti dai dintorni di Bologna, con alcune eccezioni. Negli anni passati è stato trovato un’importante manoscritto che dichiara che vi sia la probabiltià che all’intetno dell’archivio vi siano anche alcuni campioni appartenenti all’erbario originale del professore di Ulisse Aldrovandi, Luca Ghini.

La prima cattedra di scienze naturali della storia

Ulisse Aldrovandi divenne professore della cattedra De Fossilibus, Plantis et Animabilus, che venne istituita nel 1561. Questo sancisce la definitiva autonomia delle dispipline naturalistiche dall’ambito medico-farmacologico. Possiamo dunque definre questo avvenimento come l’avvento della prima vera e propria cattedra di scienze naturali.

Il primo Orto Botanico di Bologna

il primo orto Botanico di Bologna venne costruito all’interno di cortile del Palazzo Pubblico, approssimativamente dove oggi sorge Sala Borsa.

La forma del primo giardino seguiva quello della tradizione dei giaridni cinquecenteschi, seguendo i modelli dei giaridni botanici di Pisa, Padova e Firenze. Lo schema di questi giardini si sviluppa attraverso la spartizione dell’area in quattro parti. A loro volta queste parti venivano suddivise in aiuole dalle forme geometriche. Queste partizioni e forme geometriche richiamavano simboli esoterici riferiti agli elementi della natura e alle quattro stagioni. 

Ulisse Aldrovandi notò sin dall’inizio che lo spazio non sarebbe stato sufficiente per le ambizioni dell’Orto Botanico. Due eventi culturali e storici contribuirono alla scelta dello spostamento del primo giardino. Il primo avvenimento è quello della scoperta del nuovo mondo e ai viaggi esplorativi che conseguirono. Questo avvenimento ebbe come risultato la continua importazione di nuove piante esotiche. Il secondo avvenimento culturale riguarda il crescente interesse nei confronti della botanica in ambito floristico.

Oltre alle centinaia di piante già collezionate e approfonditamente esplorate attraverso gli scritti antichi, si aggiunsero nuove piante da studiare.

I primi spostameni dell’orto botanico di Bologna

Dato questo enrome aumento ed interesse verso l’ambito naurale delle piante, lo spazio a disposzione all’interno del palazzo pubblico si rivelò presto insufficiente. Nel 1587 Ulisse Aldrovandi fece spostare il giardino presso l’allora Borghetto di s. Giuliano, un’area che si trova approssimativamente nell’area dell’attuale porta santo Stefano. Qui Ulisse Aldrovandi promise di far crescere, almeno di un terzo, la collezione di piante con trecento nuove specie di piante acquatiche. 

In questo nuovo giradino venne creato un complesso impianto di irragzione che trasportava l’acqua a sei grandi aiuole e alle vasche acquatiche. Il numero di piante presenti nel giardino salirono notevolmente. Le specie vegetali salirono da 800, nel 1573, a ben 3000 nel 1595.

Una vista delle serre dell’orto botanico di Bologna

La nuova sede si trovava dunque molto lontana dall’Archiginnasio , l’allora sede delle lezioni universitarie. Si decise quindi di riprstanare, in parte, l’orto botanico nella vecchia sede di palazzo pubblico, più vicino all’università. Quì venne trasferita solo la collezione dei semplici, utile agli studenti per le esercitazioni. Inizalmente tali giardini botanici erano stati realizzati con lo scopo di utlizzo esclusivo dell’università e dei suoi studenti. Grazie ad Ulisse Aldrovandi vediamo che la funzione di tali giardini iniziano a dstaccarsi dall’utlizzo esclusivo scientifico esclusivo. Presto questi orti diventarono giardini pubblici di vasto interesse culturale.

Dal prefetto al curatore

Nel corso dei decenni successivi agli spostamenti diretti da Ulisse Aldrovandi, Prefetto dell’Orto Botanico, si assiste a un cambio di ruolo dalla figura del Prefetto a quella del Curatore. Inizialmente, i Prefetti erano professori di botanica, ma nel corso del tempo hanno progressivamente perso competenza nel settore. Al contrario, i Curatori rappresentavano figure più legate al mondo scientifico della botanica, costantemente aggiornati sugli studi italiani ed europei. Mantenevano stretti legami con altri esperti e giocavano un ruolo attivo nell’evoluzione dell’Orto Botanico. Essi contribuirono a trasformarlo in un importante centro di ricerca scientifica.

Giacomo Zanoni: il Curatore più autorevole della Botanica bolognese del 1600

Tra i curatori più illustri spicca il nome di Giacomo Zanoni, il quale occupò la prestigiosa carica per 40 anni. Nato a Montecchio, in provincia di Reggio Emilia, nel 1615, Zanoni può essere definito un “figlio d’arte”. Egli è cresciuto in una famiglia di speziali che stimolano fin da giovane il suo interesse per la natura. All’età di vent’anni, fu inviato a Bologna per approfondire gli studi in botanica. Si distinse presto tra gli studenti e prese il ruolo di Curatore dell’Orto Botanico nel 1642.

Durante il suo mandato, il senato bolognese acconsentì alla sua proposta di realizzare una cripta all’interno del giardino di Porta Santo Stefano. Questa cripta era destinata a ospitare una cantina e una bottega farmaceutica. Zanoni contribuì anche ad arricchire gli orti con numerose piante, inclusi esemplari esotici, ampliando così la varietà botanica del luogo.

Giacomo Zanoni: 40 Anni di Leadership nell’Orto Botanico di Bologna

Zanoni intraprese diversi viaggi di esplorazione botanica in Italia e mantenne stretti legami con viaggiatori. Essi gli procuravano campioni e semi provenienti da regioni esotiche, specialmente dall’Oriente e dall’India.

La sua opera scritta più significativa, l’Istoria Botanica del 1675, rappresenta un catalogo dettagliato e illustrato delle piante presenti nell’orto botanico e nel suo giardino personale. Le 105 illustrazioni presenti nell’opera, realizzate dall’incisore Maria Curti e dal suo allievo Francesco Maria Francia, sono di inestimabile valore. Quest’opera godette di grande successo. Fu ristampata e tradotta in latino per ampliare la sua diffusione a livello internazionale. Inoltre, in onore di Giacomo Zanoni, fu addirittura dedicata una pianta appartenente alla famiglia delle cucurbitacee, denominata Zanonia.

Rinascita e Trasformazioni: L’Orto Botanico di Bologna Oggi

L’attuale sede dell’Orto Botanico, trasferitasi nel 1803 in via Irnerio su un terreno agricolo, ha riunito le varie collezioni di piante. Esse provengono da diverse sedi precedenti, come il Palazzo Pubblico e Porta Santo Stefano, insieme a quelle dell’orto agrario. Durante i tragici eventi del 1944, l’orto subì danni irreparabili, perdendo parti cruciali come l’orangeria napoleonica e alberi secolari. In quel periodo di abbandono, l’orto si trasformò in una miscela di piante locali ed esotiche che lottavano per spazio e luce. Oggi, l’Orto Botanico è oggetto di significative modifiche volte a migliorare l’aspetto didattico della collezione e ad aumentare la comprensibilità e l’accessibilità per i visitatori.

Silvia Giaquinta per ArtAut.com

Bibliografia

Umberto Mossetti, Orto Botanico ed Erbario dell’Università di Bologna, in “Annali di Storia delle università italiane, Rivista semestrale” 1/2021, pp. 173-185, doi: 10.17396/100961

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