Arte Contemporanea

La Guerra Civile Spagnola nella Guernica di Pablo Picasso

Sette metri per tre. Un’opera tra pittura e collage. Una tela. Un bombardamento nazifascista.
26 Aprile 1937, Guernica, Spagna e la Guernica di Pablo Picasso.

La Guerra Civile Spagnola e Guernica di Pablo Picasso

È in quest’epoca che scoppia la Guerra Civile Spagnola. Tale avvenimento scosse le menti e gli animi degli intellettuali al punto che essa, come vicenda, costituirà il fulcro che raccoglierà l’antifascismo d’ogni tendenza. Il cuore di Picasso, non solo in quanto artista e intellettuale, ma soprattutto in quanto spagnolo, si spezza sotto quelle bombe sulla sua terra.

Robert Doisneau, I pani di Picasso

Un’opera senza riposo

La Spagna di Picasso in Guernica: carta ritagliata, incollata, ristrappata, pittura e ancora carta. Un lavoro incompleto, si potrebbe dire. L’artista non riusciva a mettere un punto a questo processo creativo, ma sopratutto, non riusciva a elaborare in una forma predefinita il lutto, il disgusto e l’orrore della vicenda stessa. Picasso ne richiese la rimozione della tela dal suo studio.

ArtAut consiglia

L’autore Alain Serres ripercorre, con l’ausilio delle fotografie di Dora Maar, commenta questo lungo processo creativo senza fine nel libro “E Picasso dipinse Guernica“, che ArtAut vi consiglia come lettura di approfondimento per scoprire quali sono state le tappe fondamentali per la creazione di creazione di questo storico capolavoro.

Guernica di Pablo Picasso per l’esposizione mondiale di Parigi del 1937

In poco più di un mese, Guernica di Pablo Picasso, l’opera più emblematica della sua carriera artistica, non solo per l’impatto visivo di una grandiosa tela, ma anche per il significato che essa comporta,
viene portata a compimento. Un lavoro frenetico per riempire un’area delle dimensioni di una
parete commissionata dal Governo Repubblicano spagnolo per l’esposizione mondiale di Parigi
del 1937 . Gli chiesero “qualcosa che rappresenti la Spagna”.

Simbologie nascoste nella Guernica di Pablo Picasso

Eccola: la Spagna di Picasso in Guernica, e l’orrore gettato su una tela. Una Pietà spezzata, una donna che urla con un bambino morto tra le braccia, una Strage degli Innocenti. Un uomo calpestato dalla dirompenza di un cavallo imbizzarrito e il segno espressivo spagnolo di Picasso nella durezza delle sue
linee e nel movimento della materia. Una spada spezzata e un fiore che nasce, una colomba, una luce. La vita e la morte. La guerra.

Un’opera con un testamento contro il Franchismo

Guernica neonata, sotto la firma di Picasso, fa il giro del mondo: prima a Parigi per l’esposizione mondiale, poi ospitata per lungo tempo al MoMa di New York. Non rientrerà in patria per molto tempo. È l’unica opera di Picasso con un testamento: Guernica non potrà tornare in Spagna finché vi sarà il franchismo. Una presa di posizione, uno schieramento ideologico da parte del più famoso e irriverente artista del 1900.

Il rientro di Guernica in Spagna

Guernica di Pablo Picasso


L’opera rimpatrierà solo dopo otto anni dalla morte dell’autore, e a sei anni di distanza dalla
morte di Francisco Franco. Nel 1981 l’opera rientra in Spagna prima a Madrid, al Casón del
Buen Retiro, poi al Museo del Prado. Oggi, Guernica, continua a urlare tra le mura del Museo
Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, esposta qui dal 1992. Oggi è una icona, un
monumento. É uno dei simboli più crudi di ciò che è significato per la Spagna, l’Europa, e il
mondo, la seconda guerra mondiale e i suoi orrori.

Avete fatto voi questo orrore, maestro?
No, è opera vostra.

Il concetto “arte degenerata” nella Germania nazista era una condanna a tutta l’arte che non
riflettesse i valori e le tradizioni della razza ariana. Questa presa di posizione estremamente
repressiva nei confronti dell’espressività artistica e di atteggiamento di censura creava ancora
sgomento. Un nazista non avrebbe perso l’occasione di mettere, se non le mani, almeno gli
occhi addosso quest’opera contrariante che faceva il giro del mondo. Famoso, quasi una
leggenda, l’incontro nella Parigi occupata dai nazisti tra Picasso e l’ambasciatore tedesco Otto
Abetz tre anni dopo il bombardamento. Emblematico il dialogo tra i due a proposito l’opera in
questione:

«Avete fatto voi questo orrore, maestro?»
«No, è opera vostra»

L’arte è la menzogna che ci permette di conoscere la realtà

Picasso, uomo di poche parole e particolarmente riservato sulla propria produzione artistica,
riassume in questo dialogo, in maniera ridicolmente esaustiva e breve l’intero significato della sua filosofia e parabola artistica così complessa:

alla domanda dell’ufficiale sulla genitorialità dell’ opera “Avete fatto voi questo orrore”,
Picasso nega di esserne l’artefice: l’artista, la tela, il colore, non sono altro che mezzi, una bugia
rispetto a una realtà. Ma egli stesso afferma  “L’arte è la menzogna che ci permette di
conoscere la verità”.

L’artista si mette da parte per lasciare lo spazio allo spettatore : “No, è opera vostra”
Picasso non ha fatto altro che riprodurre ciò che gli uomini hanno causato, sono essi stessi gli
artefici di questo orrore. Guernica è uno specchio per tutti i colpevoli di questa strage.
Guernica raccoglie in sè una serie di valori simbolici evidenti a partire dal nome dell’opera
omonima della città in cui si è svolto il primo bombardamento civile indiscriminato della storia;
l’assenza di colore, i soggetti, le dimensioni, il periodo storico la finalità espositiva per
rappresentare la Spagna a Parigi, contribuiscono ad accrescerne il valore simbolico. Icona di
tutte le atrocità. Segni di speranza in una scena macabra e triste.

Il capolavoro con la sua potente presenza riesce a mettere in crisi gli animi anche a distanza
di decenni dalla sua creazione e dal tragico avvenimento che essa rappresenta, ormai simbolo
delle atrocità non solo della città spagnola, ma di tutte le guerre.

Guernica di Pablo Picasso all’Onu

Oggi una copia, un arazzo raffigurante l’opera in dimensioni reali, si trova a New York, nella sede delle Nazioni Unite. Con Guernica alle spalle, i politici dell’ONU fanno dichiarazioni alla stampa, per tenere sempre in memoria l’impegno a non far accadere mai più una cosa simile. Quando alle Nazioni Unite si
parlava di un intervento bellico in Iraq, l’ipocrisia era tale da non riuscire a parlare in conferenza
stampa con Guernica alle spalle che giudicava dall’alto le azioni dei politici. Guernica fa paura,
è un monumento.

Non si scappa dal suo significato e dal suo monito a ricordare. L’arte si fa
promotrice e protettrice di valori universali come la pace e con la sua capacità comunicativa ci
invita a prendere atto della realtà. Una tenda blu venne calata sull’arazzo delle nazioni unite. È
più facile parlare di guerra quando non vogliamo vedere gli orrori che essa comporta.

Silvia Giaquinta per ArtAut.com

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