Arte Moderna Bologna

Gli affreschi di Palazzo Marescalchi a Bologna

Esplorando gli affreschi di Palazzo Marescalchi: un tesoro d’arte e storia nel cuore di Bologna, tra Virtù Cardinali, muse e capolavori narrati da secoli di documenti e letteratura.

palazzo marescalchi

Palazzo Marescalchi è un grandioso edificio che si affaccia sulla Piazza Roosevelt a Bologna e vanta una imponente facciata realizzata da architetti bolognesi. Nel tempo, il palazzo ha subito numerose modifiche per adattarsi all’evoluzione urbanistica della città di Bologna, anche grazie all’ingrandimento e all’acquisto di edifici adiacenti da parte dei vari proprietari che si sono succeduti. Oggi, Palazzo Marescalchi ospita la sede della Soprintendenza dei Beni Culturali dell’Emilia-Romagna. Risalente al 1600, il palazzo ha conservato preziosi lavori pittorici e architettonici di grande rilievo, come gli affreschi di maestri del calibro di Guido Reni, Pellegrino Tibaldi e lavori dei Carracci.

Le prime fonti degli affreschi di Palazzo Marescalchi

La Felsina Pittrice di Carlo Cesare Malvasia

Troviamo citati questi affreschi nelle opere “Felsina Pittrice” (1678) e “Pitture di Bologna” (1686), del canonico conte Carlo Cesare Malvasia. Queste opere letterarie fungono da fonti primarie per lo studio delle arti visive bolognesi del periodo, documentando le decorazioni e gli affreschi che arricchiscono l’edificio.

Particolarmente rilevanti sono i riferimenti ai lavori in chiaroscuro situati nel cortile, attribuiti a Francesco Brizio, che rappresentano un notevole esempio di questa tecnica pittorica. Inoltre, si evidenziano i contributi di Guido Reni e Pellegrino Tibaldi, quest’ultimo talvolta conosciuto semplicemente come “il Tibaldi”, i quali hanno arricchito il palazzo con i loro cosiddetti “cammini”, opere di significativo valore artistico.

Artisti e letterati nel Grand Tour in Italia: il parigino Deseine e i suoi scritti

Integrando ulteriormente la comprensione storico-artistica del Palazzo Marescalchi, si deve fare riferimento anche ai contributi del letterato e geografo Francois-Jaques Deseine. Le sue osservazioni, raccolte nel testo “Nouveau voyage d’Italie” pubblicato a Lione nel 1699, costituiscono una fonte preziosa per la documentazione delle opere d’arte presenti all’interno del palazzo.

Deseine, influenzato dal suo “Grand Tour” italiano, esperienza culturale di rilievo per artisti e letterati dell’epoca, offre una narrazione dettagliata che arricchisce la nostra conoscenza delle peculiarità artistiche e architettoniche del Palazzo Marescalchi. Questo viaggio, concepito come un vero e proprio pellegrinaggio attraverso i centri nevralgici della cultura italiana, ha permesso a Deseine di acquisire un’ampia conoscenza del patrimonio artistico italiano.

Il suo lavoro, quindi, non solo si posiziona come un complemento agli scritti di Malvasia ma anche come testimonianza diretta dell’importanza culturale e artistica di Bologna e del suo patrimonio all’alba del XVIII secolo. Attraverso “Nouveau voyage d’Italie”, Deseine non solo descrive con ammirazione le opere all’interno del palazzo, ma contribuisce anche a inquadrare tali lavori nell’ambito di un discorso culturale più ampio, che vede l’Italia come crocevia di talenti e centro di irradiamento artistico e intellettuale in Europa durante il rinascimento e oltre.

Gli affreschi di Palazzo Marescalchi

Le muse affrescate nel Palazzo

All’ingresso del Palazzo Marescalchi, superato il cortile, si incontra sulla destra un vasto archivio gestito dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici dell’Emilia-Romagna, ente che ha la sua sede nell’edificio storico. Attualmente, si valuta la possibilità di riaprire al pubblico queste aree, abbellite dalle opere di illustri maestri bolognesi e non solo.

Le stanze sono impreziosite da affreschi che raffigurano le muse. Si distingue Urania, la Musa dell’astronomia e della geometria, ritratta con un abito giallo mentre tiene in mano un filo da cui pende un piombo. Talia, la Musa della commedia, è invece caratterizzata da spighe sul capo, elemento che richiama anche la simbologia dell’estate. Questa interpretazione di Talia trae ispirazione dall’opera di Michele Pannonio, artista ungherese, le cui opere sono esposte al Museo di Belle Arti di Budapest.

Un’ altra figura femminile potrebbe essere interpretata come l’allegoria dell’Allegrezza, che tiene in mano una coppa di vino, o come Tersicore, la Musa della danza, identificabile attraverso una posa danzante.
Polimnia, rappresentata con un turbante e in un atteggiamento pensoso, è la Musa dell’Inno Sublime.

Completano le rappresentazioni due figure femminili: la dea Diana, protettrice delle selve e degli animali selvatici, raffigurata nell’atto di scagliare una lancia e circondata da cani, e un’interpretazione alata della musica, vista di spalle e circondata da cigni.

Le Quattro Virtù le incorniciature di Annibale Castelli

All’interno del palazzo si ammirano le rappresentazioni delle Quattro Virtù Cardinali: Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza. Le Quattro Virtù circondano l’allegoria della Verità. La composizioneè circondata da una sofisticata cornice quadrilobata in stucco, colorata di bianco e oro, opera recentemente riconosciuta come creazione di Annibale Castelli. Quest’ultimo è citato da storici quali Masini, Malvasia e Oretti, anche se le informazioni biografiche disponibili restano frammentarie. Di Castelli conosciamo la data di nascita, giugno del 1573, e il suo apprendistato presso Pietro Faccini.

Annibale Castelli era un artista molto attivo a Bologna, e possimo trovare i suoi lavori in tutta Bologna. Tra le sue opere, spicca quella conservata nella chiesa di San Paolo, sempre a Bologna. La “Resurrezione di Lazzaro” risulta essere l’unica opera firmata da Castelli e, per questo, sicuramente attribuibile a lui. La “Madonna in Gloria e Santi” e il “Martirio di Santa Felicita”, entrambe esposte nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, sono attribuite a Castelli per il loro stile grafico pronunciato e la notevole plasticità delle forme.

Silvia Giaquinta per ArtAut.com

Sitografia

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