Teoria

Diatriba Tra Critici Per Giovanni Boldini: Sgarbi Vs Panconi

Sgarbi lascia il segno su un quadro di Giovanni Boldini a Bologna, a Palazzo Albergati. Una mostra sul pittore italiano a Parigi tra la Belle Époque e i salotti borghesi di inizio XI secolo.

Nella famosa mostra “Giovanni Boldini: Lo sguardo nell’anima” a Palazzo Albergati a Bologna, è accaduta una cosa curiosa che ha dello stravolgente. L’evento ha coinvolto il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Il disegno incriminato di Giovanni Boldini

Abbiamo già analizzato la mostra in un precedente articolo su ArtAut, Giovanni Boldini e lo Sguardo nell’anima nell’intimismo domestico.

Ma vi è un particolare all’interno della mostra che incuriosisce gli sguardi più attenti e curiosi.

giovanni boldini

Nella seconda parte della mostra, al primo piano, entriamo nella prima sala dedicata ai disegni a carboncino e grafite.

Il disegno del volto di una donna anonima risiede sola sulla parete. Un piccolo particolare apparentemente innocente apre un grande calderone pieno di significati.

Cosa è successo

Si dia il caso che proprio il giorno dell’apertura il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi fosse presente.

Non a caso egli vi si trovava lì, dal momento che Vittorio Sgarbi ha attivamente partecipato affinché la mostra si realizzasse. Vittorio Sgarbi ha dato il suo contributo tramite la scrittura di un saggio contenuto nel catalogo. La mostra è stata curata da Tiziano Panconi, critico e storico d’arte indiscusso di Giovanni Boldini.

Durante la visita di Vittorio Sgarbi, lo storico ha preso una penna per “correggere” un disegno.

Il disegno corretto è il ritratto di un’anonima donna, convenzionalmente chiamato “Ritratto di Signora”, si tratta di un semplice schizzo a carboncino su carta.

Ma in realtà la correzione non riguarda il disegno in sé, ma piuttosto il cartellino che esplica le caratteristiche dell’opera.

Ed è proprio qua che Vittorio Sgarbi lascia il segno:

notiamo la correzione della data “ufficiale” stampata sul cartellino, 1880, poi corretta a penna, con tanto di sigla S (Sgarbi), 1919.

Un errore di battitura, o forse una supposizione non tanta velata di Vittorio Sgarbi? Ovvero che l’opera sia stata creata ben 20 anni dopo rispetto la data confermata da Tiziano Panconi?

Nella storia dell’arte la datazione delle opere è fondamentale per capire scientificamente disegni e opere e per la parabola stilistica di un artista.

Siamo sicuri che non si tratti di un errore di battitura o una svista del curatore, il quale ha voluto occuparsi personalmente dei dettagli della mostra. Nel catalogo della mostra Giovanni Boldini, Lo sguardo nell’anima la data inserita è la medesima, ovvero 1880 circa.

Divergenze ideologiche?

Delle voci di corridoio parlano di un possibile diverbio tra esperti in materia. Si evince la dinamica critica tra Tiziano Panconi e Vittorio Sgarbi.

Per quanto Vittorio Sgarbi non sia stato d’accordo, alla fine la meglio l’ha avuta l’esperto Tiziano Panconi, il quale sancisce la natività dell’opera intorno al 1880.

Vittorio Sgarbi, non contento del verdetto finale, il primo giorno di apertura della mostra Giovanni Boldini lo sguardo nell’anima cerca il disegno “galeotto”. Corregge la scheda tecnica ad esso associato, siglando il tutto con la S di Sgarbi.

Vittorio Sgarbi si è comportato così come avrebbe fatto un professore che revisiona i temi dei suoi alunni impreparati. Oppure come un artista che lascia il segno per sancire la nascita di un nuovo capolavoro, come un dadaista.

Chi ha realmente ragione sulla datazione del disegno di Giovanni Boldini?

Vittorio Sgarbi è un personaggio criticabile da molti punti di vista. Sia a livello ideologico, caratteriale, è perché no, ogni tanto mostra anche la sua pochezza a livello umano.

Ovviamente possiamo criticare anche politicamente parlando, e le sue sfuriate fanno vergogna a qualunque rappresentante del popolo con un briciolo di dignità.

Eppure, in questo caso, è l’appena aspramente criticato Vittorio Sgarbi a detenere la ragione.

Perché?

Un occhio attento di un critico d’arte prenderebbe in considerazione le due date in esame e le analizzerebbe per decifrare il disegno a matita.

Cosa accadeva nel 1919 e nel 1881? O meglio, cosa vi era in quegli anni che possiamo leggere anche nel disegno?

Analisi del disegno di Giovanni Boldini

Prendiamo dunque in considerazione il disegno incriminato.

giovanni boldini ritratto di donna

Vediamo il ritratto di una donna. Quali caratteristiche possiede il volto di questa donna misteriosa?

Si tratta di una donna giovane, possibilmente di 25 o al massimo 30 anni. Ha un taglio di capelli corto e ondulato, simile a un bob. Il ritratto è un mezzo busto del quale si intravede una camicetta bianca, intuibile dal colletto, e sopra la camicetta una giacca più scura.

Disegno unico nel suo genere

Questo disegno, messo a paragone con i disegni e i dipinti in mostra, è unico nel suo genere.

Infatti troviamo per la maggior parte donne con acconciature sontuose e cappelli, e vestiti fluttuanti con collane e ricami preziosi, tutti dipinti di fine 1800.

è necessario considerare dunque la moda in voga nel presunto anno in cui l’opera è stata creata, ovvero 1880.

Notiamo che vi è una grande differenza stilistica. Vediamo delle donne con dei colletti alti e difficilmente il collo viene mostrato. Alcuni abiti presentavano dei colletti, come nel disegno che stiamo analizzando, ma differiscono molto nello stile.

Se invece andassimo ad analizzare alcune foto d’epoca del 1920 circa, ovvero la data proposta da Vittorio Sgarbi, possiamo vedere una moda di capelli corti e camicie bianche con un colletto che lasciano intravedere il collo. Sopra le camicie le donne erano solite indossare una giacca di colore scuro.

Solo un unico piccolo disegno ad acquerello, nascosto tra i dipinti di Boldini, Saccaggi e Zandomeneghi, in penultima sala, sembra somigliare alla misteriosa donna ritratta nel disegno incriminato. Infatti l’acconciatura è simile, ma anche il tratto è simile così come anche la carta.

Questo acquerello è datato 1919, ovvero la stessa data che Vittorio Sgarbi ha scritto sul cartellino.

Dunque sembra proprio che Vittorio Sgarbi abbia ragione.

Il dibattito della critica dell’arte

La vera bellezza della critica dell’arte è che è sempre un dibattito aperto alla ricerca della verità, perché a volte mancano certezze. l’unica cosa da fare è quella di ricercare gli indizi che possano ricostruire l’excursus stilistico di un artista per poterne capire l’opera in maniera totale.

I disegni sono fondamentali per tale scopo, e ciò che è avvenuto nella mostra Giovanni Boldini, Lo Sguardo Nell’anima non è altro che l’ennesimo esempio di tale dibattito che mira a crescere fin quando la maggior parte della criticherà verterà su un punto finale, o fino a una prova contraria schiacciante.

Nell’arte spesso mancano certezze, come date, firme, o documenti che attestano una commissione in maniera inconfutabile.

Non rimane altro che dibattere sugli indizi per arrivare ad un accordo, obiettivo che a volte, come in questo caso, non viene raggiunto.

La missione dello storico e del critico d’arte

La bellezza dell’arte risiede dunque nel suo mistero. Il critico e lo storico dell’arte hanno il duro compito di indagare come un detective le identità, i significati e i motivi delle opere, per consegnare al pubblico un documento che andrà ad arricchire la cultura.

Così come la scienza la critica d’arte procede per tentativi, ricerche, prove ed errori, e una nuova teoria può soppiantare una vecchia.

L’arte possiede la bellezza di un libro antico, affascinante e pieno di significato quando si cominciano a leggere le pagine rovinate del manufatto. L’arte si scopre di volta in volta tra le mani dello storico-critico, il quale ne scopre le bellezze nascoste.

Silvia Giaquinta per ArtAut

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