Arte Moderna

Artemisia Gentileschi biografia di un genio dimenticato

Artemisia Gentileschi è diventata simbolo del femminismo internazionale. Artemisia è stata una donna che nonostante le avversioni del periodo, e nonostante le personali vicissitudini traumatiche, è riuscita ad affermarsi in un campo dominato dagli uomini. 

Simon VouetRitratto di Artemisia Gentileschi, 1623 circa, Pisa, Palazzo Blu

Spesso è stata giudicata negativamente e con scherno da colleghi contemporanei e critici, i quali hanno spesso svalutato la sua attività artistica, non in quanto incapace di ingegno, ma piuttosto in quanto donna.

Artemisia Gentileschi, pittrice esemplare, ha saputo rivoluzionare e assimilare gli stili dei grandi maestri, come Caravaggio, e ha avuto modo di imparare la pratica pittorica grazie alla bottega del padre, nel quale ha potuto conoscere diversi artisti. 

Poche notizie nella storiografia

Troviamo poche notizie sull’attività artistica di Artemisia Gentileschi, e spesso sono molto riduttive rispetto a quella che è stata la sua produzione. Dovremo aspettare il 1916 per ottenere delle notizie esaurienti sulla pratica. Sarà il grande storico dell’arte italiano Roberto Longhi a donare luce a questa artista dimenticata dalla storia dell’arte, riconoscendole il genio e il vero valore.

Prima del 1916 troviamo poche notizie, spesso poco lusinghiere, dove i critici si soffermano piuttosto sul processo per stupro all’età di 17 anni, venendo persino accusata di essere una donna dai facili costumi da parte di Pietro Micheli. 

La condanna sociale nei confronti della vittima

Per quanto la società abbia fatto passi avanti, vediamo come la questione sia ancora tristemente attuale, dove una donna vittima di violenza viene ancora colpevolizzata, e spesso la violenza subita continua a definire l’identità della vittima in senso morale e di dignità.

Artemisia Gentileschi verrà perseguitata tutta la vita da questo evento traumatico, e la storiografia non ha fatto altro che definire l’artista in senso maschilista, concentrandosi più sulla vicenda personale, piuttosto che sulla sua arte.

Breve biografia di Artemisia Gentileschi

Ripercorriamo le tappe fondamentali della vita e dell’arte di Artemisia Gentileschi. 

L’artista nasce a Roma l’8 luglio 1583, ed è la primogenita, unica figlia femmina, del pittore Orazio Gentileschi, padre di sette figli. All’ età di 12 rimarrà orfana della madre, diventando l’unica donna nel nucleo famigliare.

Sin da giovane inizia a frequentare l’atelier del padre, dove mostra una precoce disposizione e capacità artistiche. 

In una lettera scritta da Orazio Gentileschi nel 1609, alla granduchessa di Toscana, possiamo leggere come il padre elogiasse la figlia sedicenne. Talento riconosciuto anche da Nicolò Bedino, allievo nella bottega del padre, il quale la vedeva dipingere l’amica Tuzia. A questo periodo risale la prima Madonna del Bambino dipinto da Artemisia.

artemisia gentileschi madonna e bambino
Madonna col bambino 1609

Lo stupro di Artemisia Gentileschi e il processo

Nello stesso periodo vediamo entrare nella vita di Artemisia anche Agostino Tassi, artista e amico di suo padre, il quale violenterà la giovane Gentileschi.

Questo evento segnerà profondamente la vita e la carriera di Artemisia Gentileschi, la quale nonostante tutto, riuscirà comunque ad affermarsi nell’arte in quanto donna “macchiata” da questa triste vicenda.

Il tradimento dell’amica Tuzia e la tematica della solidarietà femminile nell’arte di Artemisia Gentileschi

Artemisia deciderà di denunciare la violenza un anno dopo l’accaduto, e nel 1612 inizierà il calvario del processo per stupro dove persino la tanto cara amica Tuzia le volterà le spalle testimoniando a favore dello stupratore Agostino Tassi.

Nella sua arte vedremo spesso la tematica della solidarietà femminile, solidarietà che difficilmente ha potuto ricevere durante il difficile processo, il quale si risolverà con una lieve condanna nei confronti del violentatore. 

“Artemisia gentileschi è diventata il paradigma della sofferenza dell’ affermazione dell’indipendenza della donna”

Tiziana Agnati

Durante il processo l’artista sarà costretta a subìre numerose umiliazioni pubbliche, torture e visite mediche invasive atte a dimostrare l’innocenza della vittima, che non verrà mai realmente creduta nonostante il verdetto finale. Anzi, sarà Artemisia a dover subìre il pregiudizio sociale, venendo additata come donna dai facili costumi e dalla reputazione ormai rovinata perché “impura”.

Nella sua arte la tematica della solidarietà femminile sarà uno dei temi più ricorrenti, solidarietà che non ha potuto trovare durante il momento più difficile della sua vita.

Il matrimonio riparatore dopo il processo

Per una donna dell’epoca, sposarsi dopo una vicenda simile era molto difficile, perché la dignità di una donna veniva valutata in base alla sua “purità”. 

Orazio Gentileschi organizzò alla figlia un matrimonio riparatore con Pierantonio Stiattesi il 29 Novembre 1912, appena un giorno dopo il processo. Questa era una pratica comune del periodo (in realtà perdurata fino a tempi recenti) per riqualificare il nome di una donna e l’onore dell’intera famiglia.

Artemisia con il marito decisero di lasciare Roma per trasferirsi a Firenze per lasciarsi alle spalle il passato e cercare di ricominciare la propria vita lontano dai pregiudizi.

Artemisia Gentileschi a Firenze

A Firenze Artemisia Gentileschi cercò di proseguire con la sua carriera artistica, accompagnata dal marito, il quale era anch’egli un pittore di modesta levatura. La voglia di cambiare vita e di chiudere con il passato fu tale che Artemisia rifiutò il cognome del padre, il quale, per quanto l’avesse sostenuta durante il processo, non le credette fino in fondo. 

Artemisia a Firenze firma le sue opere con il cognome Lomi, cognome dello zio Aurelio Lomi, il quale la raccomandò alla corte del granduca Cosimo II de’ Medici. 

In questo contesto di grande fermento culturale della corte medicea ebbe l’opportunità di conoscere grandi letterati ed artisti, ottenendo un primo discreto successo come artista.

Il divorzio e il ritorno a Roma

Fortunata nel lavoro ma meno in amore, il matrimonio riparatore con Pierantonio Stiattesi incomincia fortemente a vacillare a causa dei grossi debiti che il marito aveva accumulato, fino a porre definitivamente fine alla loro relazione nel 1620.

Dopo il divorzio, sappiamo che Artemisia decise di tornare a Roma, così come dimostra una lettera del 1620. Tornerà nella città natale con una notevole fama di artista affermata e seria professionista.

I soggiorni a Genova, Venezia e Napoli

Durante questo periodo romano farà un breve soggiorno a Genova con il padre, città nella quale rimarrà tra il 1621 e 1624, e abbiamo anche alcune testimonianze scritte del 1627 che vedono l’artista anche a Venezia.

Nel 1630 andrò a vivere a Napoli dove vivrà con le due figlie e il fratello Francesco. 

Negli anni ‘30 del 1600 la Gentileschi intratterrà delle relazioni lavorative con Carlo I, re d’Inghilterra, il quale inviterà Artemisia a lavorare in Inghilterra, dove il padre Orazio era già impegnato in diverse commissioni. 

Artemisia Gentileschi in Inghilterra

Venne chiamata a lavorare a Greenwich per lavorare insieme al padre al grandioso ciclo di affreschi del soffitto della Great Hall della Queen’s House di Inigo Jones. Il padre, ormai settantacinquenne e in salute precaria, non sarebbe mai riuscito a completare la grande impresa. Ad oggi è molto probabile pensare che un numero maggiore di figure dipinte siano state realizzate da Artemisia e non dal padre. 

La collaborazione con la famiglia Gentileschi sul grande ciclo di affreschi venne definitivamente interrotta alla morte di Orazio Gentileschi, avvenuta il 7 febbraio 1639.

Le difficoltà economiche dell’artista

Nel 1641 lascia l’Inghilterra, in questo periodo, fino al 1642 abbiamo poche notizie sulla vita e l’attività della pittrice. Sappiamo da alcune lettere che tornerà a Napoli, dove inizierà una corrispondenza con Antonio Ruffo, nelle quali l’artista lamenta un periodo molto difficile a livello economico e di salute. Dovrà chiedere spesso soldi in prestito da amici e colleghi per pagare le modelle e i materiali per la pittura per realizzare le committenze, poche e mal pagate. 

Nell’ultimo periodo della sua vita e dell’attività artistica, Artemisia Gentileschi realizzerà numerose copie dei suoi primi capolavori. 

Ultimo capolavoro e la morte nel 1652

Uno dei suoi ultimi capolavori sarà il Trionfo di Galatea, realizzato nel 1649 per Antonio Ruffo.  

Artemisia Gentileschi, Il trionfo di Galatea, 1652

Infine, Artemisia Gentileschi morirà a Napoli nel 1652 all’età di 59 anni. La critica e la storia dell’arte dimenticarono per molto tempo il nome di questa grande artista.

Il culto di Artemisia Gentileschi si ravvivò solo nel 1916, quando Roberto Longhi pubblicò un articolo chiamato Gentileschi padre e figlia, nel quale parlerà dell’artista dal punto di vista delle sue capacità artistiche, senza dilungarsi ulteriormente sul suo processo per stupro.

Silvia Giaquinta per ArtAut.com

Bibliografia

Tiziana Agnati, Artemisia Gentileschi, Giunti Editore, 2017

Elisa Menichetti, Artemisia Gentileschi libera da ogni stereotipo. Un talento versatile nella Napoli del Seicento, Università di Siena, 2016.

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