Camara Gueye. Nell’ambito artistico, stretta conseguenza della società, i paradigmi su ciò che viene considerato arte sta cambiando.
La platea di artisti si allarga facendo spazio a identitità prima escluse.
L’abbiamo visto alla Biennale di Venezia 2022 dove il maggior numero di Leoni d’oro sono stati vinti da artisti africani e afro-discendenti come Simone Leigh, prima artista donna e afroamericana che ha rappresentato gli Stati Uniti e che ha vinto il Leone d’Oro.
In questa epoca così aperta alla contemporaneità non-occidentale, anche la città artistica di Bologna accoglie nuove manifestazioni d’arte provenienti dall’Africa.
Camara Gueye a Bologna
Camara Gueye è uno dei tanti personaggi originari dell’Africa che nel contesto dell’arte contemporanea, tra biennali, fiere, e residenze, sta continuando ad affermare la sua identità artistica nel mondo dell’arte.
Senegalese di nascita, Amadou Camara Gueye, questo il nome intero dell’artista, non necessita di presentazioni in patria. A livello internazionale sta facendo conoscere la sua opera, tanto personale, quanto universale.
Camara Gueye a Bologna in Nebbam Gallery
Per la prima volta in Italia, la sua arte è esposta in una mostra intitolata “Takkoussane Dakar”, tradotto dal wolof, lingua senegalese, “Un pomeriggio a Dakar”, visitabile presso Nebbam Gallery in via de’ Castagnoli.
La mostra, curata da Carmen Lorenzetti, ci invita a passare un pomeriggio a Dakar nel cuore di Bologna. Attraverso le tele possiamo sperimentare quello che in Senegal viene definito Thiossane, ovvero la cultura popolare senegalese, caratterizzata da momenti di convivialità.
Scene di Genere, Metafisica, Simbolismo: uno stile personale
L’artista lavora principalmente attraverso monocromie. In mostra possiamo ammirare la prevalenza del blu cobalto delle tele nelle quali le figure si stagliano in uno sfondo indefinito mentre svolgono attività quotidiane.
Camara Gueye rappresenta scene di vita che non hanno nulla a che vedere con la pittura di genere alla quale siamo abituati in Europa.
La vita quotidiana, nelle tele dell’artista, si esprime attraverso un universo metafisico intriso di simboli, numeri, lettere e gesti che fanno trapelare una sensazione di “non detto”, in bilico tra le dualità del mondo.
In questi contesti la concezione di esterno-interno, vicino-lontano, io-tu, si annullano, creando uno spazio-tempo alterato dove tutto coesiste in un universo fatto di simboli elaborati dall’esperienza internazionale dell’artista, fusa con gli elementi tipici della sua terra.
Il simbolismo personale e universale di Camara Gueye
Frequenti sono i simboli che si ripetono nella sua opera.
Chiaramente non mancano i riferimenti alle sue origini. Vediamo infatti un elemento, una sorta di quadrato interrotto nel lato inferiore da una rientranza triangolare. Questo simbolo rappresenta una seduta tipica del Senegal che si può trovare in tutte le case. Si tratta di un oggetto quotidiano utilizzato nei momenti di convivialità.
Ricorrente, inoltre, è la forma di una brocca zoomorfa che richiama le sembianza di un volatile.
La presenza di nature morte composte da vasi si ripetono in diversi contesti. In questa assidua ricerca delle composizioni di vasellame si intravede l’interesse personale per l’arte ceramica, rafforzata dalla sua esperienza al European Ceramique Center di Maastricht in Olanda nel 2005, dove ha potuto conoscere la tradizione ceramica olandese.
Questi sono solo alcuni dei tanti simboli della cosmogonia dell’artista che si fondono con i momenti intimi di persone qualsiasi, come quello del dolce gesto tra due amanti, di donne che passeggiano tornando dal mercato, o momenti di lavoro come la raccolta del pesce. Gesti semplici della vita di ogni giorno.
Ed è proprio nel gesto quotidiano che l’arte di Camara diventa universale.
Le tele di Camara Gueye cercano di comunicarci più di quanto non riescano a fare, un vissuto, una carriera, una tradizione, una storia in essere di un paese che si esprime attraverso simboli e momenti di vita fatti di gesti semplici.
In un continente come quello africano, un gesto quotidiano come la pesca, non può prescindere da una valenza di denuncia. Ne La Pêche Métaphysique, il titolo di uno dei quadri in mostra, vengono rappresentati due uomini intenti a pescare.
La pesca, ad oggi, rimane un settore chiave dell’economia del paese e mezzo di sostentamento delle famiglie locali. A causa delle pratiche illegali di pesca perpetrate dalle navi europee e asiatiche, unite ai problemi causati dall’inquinamento e dal riscaldamento globale, i pescatori senegalesi rimangono a corto della loro fonte principale di reddito e di sostentamento.
La storia di singoli individui che vivono la loro terra nel quotidiano, adesso si espande oltre continente e diventa anche la nostra storia personale, ci rendiamo conto della responsabilità comune di un problema apparentemente lontano.
Camara Gueye ci invita ad affacciarci, come in una finestra sul mondo, su questi spaccati di vita così lontani che adesso diventano così vicini.
Da osservatori a osservati: la Dark Room
Una magia particolare avviene nella dark room, un piccolo spazio in mostra dedicato a tre opere di piccolo taglio. Nello spazio angusto dalle pareti nere, e fiocamente illuminato da una sola fonte di luce proveniente dall’alto, ci troviamo vis-à-vis con tre ritratti.
Gli occhi bianchi di questi tre uomini a noi ignoti sono enigmatici e profondi, ci scrutano come se fossimo noi a dover essere osservati.
La dualità che avviene tipicamente nell’arte, ovvero quella dello spettatore attivo che osserva e dell’oggetto passivo che viene osservato, diventa adesso uno scambio reciproco. Noi osserviamo l’arte, ma allo stesso tempo è l’arte che ci osserva.
Un ritratto ci scruta l’anima e noi abbiamo la tendenza a voler sapere di più di questi uomini. In questo spazio claustrofobico, ora popolato da troppe persone, si sente l’incombenza di dover conoscere l’altro attraverso i suoi occhi per poter finalmente rendere presente una realtà che ci sembrava così lontana.
NEBBAM Gallery ha organizzato una meta-mostra chiamata IBRIDAZIONI: Riccardo Bellelli in dialogo con Camara Gueye per mettere a paragone l’artista emergente Riccardo Bellelli con Camara Gueye.
Silvia Giaquinta per ArtAut